Negli ultimi anni, il congelamento degli ovociti ha guadagnato sempre più attenzione in Italia, con un numero crescente di donne che scelgono di preservare la propria fertilità. Questa pratica, che può essere motivata da esigenze mediche o personali, offre la possibilità di posticipare la gravidanza, consentendo alle donne di affrontare con maggiore serenità le sfide della vita moderna. La crescente consapevolezza riguardo alla salute riproduttiva ha portato a un incremento delle richieste di questa procedura, che si sta affermando come una valida opzione per molte.
Cos’è il congelamento degli ovociti
Il congelamento degli ovociti, noto anche come crioconservazione, è una procedura che consente di conservare gli ovociti femminili per un uso futuro. Questa pratica è particolarmente utile per le donne che devono affrontare trattamenti medici che possono compromettere la loro fertilità, come le terapie oncologiche, oppure per quelle che desiderano posticipare la maternità per motivi personali, come la ricerca di un partner stabile o la necessità di stabilità lavorativa. Il fenomeno del “social freezing” sta guadagnando terreno, poiché molte donne scelgono di congelare i propri ovociti per avere la possibilità di concepire in un momento successivo della loro vita.
Le fasi del congelamento degli ovociti
Il processo di congelamento degli ovociti si articola in tre fasi principali. La prima fase è la stimolazione ormonale controllata, che avviene attraverso iniezioni sottocutanee. Durante questo periodo, la crescita dei follicoli viene monitorata tramite ecografie, generalmente tre o quattro nell’arco di dodici giorni, per garantire che gli ovociti siano pronti per il prelievo.
La seconda fase consiste nel prelievo degli ovociti, che avviene in regime di day hospital. Durante questa procedura, che può essere eseguita con sedazione leggera o anestesia locale, i follicoli vengono aspirati attraverso un intervento transvaginale. Dopo un breve periodo di osservazione, la donna può tornare a casa.
Infine, gli ovociti maturi vengono sottoposti a crioconservazione mediante una tecnica chiamata “vitricazione”. Questa metodica, considerata il “gold standard” per la preservazione della fertilità femminile, consente di conservare gli ovociti in azoto liquido a temperature estremamente basse senza danneggiarli, garantendo così la loro vitalità per un uso futuro.
L’aumento della pratica in Italia
Secondo Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma, il numero di donne italiane che si avvicinano alla crioconservazione degli ovociti è in costante crescita. Questo aumento è attribuibile a una maggiore consapevolezza e informazione riguardo alla salute riproduttiva. Molte donne si rivolgono ai professionisti per esplorare le opzioni disponibili per proteggere il proprio potenziale riproduttivo e pianificare la gravidanza in base alle proprie esigenze.
Nonostante l’incremento delle richieste, la pratica è ancora lontana da una diffusione su larga scala. Attualmente, le procedure di congelamento degli ovociti rappresentano solo una piccola percentuale rispetto ai cicli di Procreazione Medicalmente Assistita eseguiti nei centri specializzati. Inoltre, i costi dei farmaci necessari per la stimolazione ormonale sono a carico delle pazienti, e molti centri pubblici offrono il congelamento solo per casi oncologici.
Indicazioni per il congelamento degli ovociti
Il congelamento degli ovociti è indicato in diverse situazioni. Le donne che devono affrontare terapie gonadotossiche, come quelle per il trattamento di tumori al seno, all’ovaio o all’utero, possono beneficiare di questa procedura per preservare la loro fertilità. Anche patologie ginecologiche come l’endometriosi severa possono compromettere la riserva ovarica, rendendo il congelamento degli ovociti una scelta opportuna.
Inoltre, è importante considerare il rischio genetico di menopausa precoce, che può colpire circa una donna su cento prima dei 40 anni. Le indicazioni per la crioconservazione includono anche motivazioni personali, come il desiderio di posticipare la maternità. Gli esperti raccomandano di considerare questa opzione entro i 35 anni, poiché l’efficacia della crioconservazione dipende dall’età e dalla riserva ovarica della donna. La valutazione da parte di un medico specialista in medicina della riproduzione è fondamentale per determinare il momento migliore per procedere.