Il blobfish, spesso considerato uno degli animali più brutti del pianeta, ha recentemente ottenuto un riconoscimento inaspettato. Grazie al concorso annuale organizzato dal Mountain to Sea Conservation Trust, questa specie ha conquistato il titolo di “Pesce dell’Anno”, ricevendo oltre 1.300 voti su più di 5.500 preferenze espresse. Questo evento non solo celebra il blobfish, ma mira anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla biodiversità marina e sull’importanza della conservazione degli ecosistemi acquatici.
La vera natura del blobfish
Contrariamente all’immagine triste e floscia che spesso viene associata al blobfish, il suo aspetto è il risultato di un fenomeno fisico legato alla pressione atmosferica. Questo pesce, il cui nome scientifico è Psychrolutes marcidus, vive a profondità comprese tra i 600 e i 1200 metri nell’Oceano Pacifico, dove le condizioni ambientali sono estremamente diverse rispetto alla superficie. Quando il blobfish viene portato in superficie, la rapida decompressione provoca un collasso della sua struttura corporea, facendolo apparire disciolto e deformato. In realtà, il suo aspetto naturale è ben diverso e riflette un adattamento unico alle condizioni abissali.
La biologia del blobfish
Il blobfish è caratterizzato da una grande testa e un corpo dal profilo triangolare, che si restringe verso la coda piatta. La lunghezza media di questo pesce è di circa 30 centimetri, con pinne grandi e arrotondate. La sua livrea è grigio-rosata, macchiettata di bruno, mentre la bocca e le labbra presentano tonalità bianco-rosate. Appartenente al genere Psychrolutes, il blobfish condivide il suo habitat con almeno altre dieci specie simili, tutte etichettate come blobfish. Questi pesci abissali si nutrono principalmente di crostacei e altri invertebrati, utilizzando le loro grandi bocche per catturare le prede nel buio degli abissi.
Minacce e conservazione
Nonostante la loro unicità, i blobfish e le altre specie simili affrontano diverse minacce, principalmente a causa della pesca a strascico. Questo metodo di pesca, che trascina reti pesanti sul fondo del mare, non solo cattura i pesci target, ma danneggia anche l’habitat marino e uccide molte altre specie. A causa dell’inaccessibilità del loro habitat, i blobfish sono stati studiati e fotografati raramente, il che rende difficile valutare il loro stato di conservazione. Tuttavia, è probabile che le pratiche di pesca distruttive stiano avendo un impatto negativo sulla loro popolazione.
Il riconoscimento del blobfish come “Pesce dell’Anno” rappresenta un’opportunità per promuovere la consapevolezza riguardo alla biodiversità marina e alla necessità di proteggere gli ecosistemi acquatici. La celebrazione di questa specie, spesso trascurata e fraintesa, invita a riflettere sull’importanza di preservare la vita marina in tutte le sue forme, anche quelle che non rispondono ai canoni estetici tradizionali.
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