Un’inchiesta recente condotta dall’associazione Essere Animali ha messo in luce le gravi violazioni del benessere animale all’interno di un allevamento di galline ovaiole in Italia. Attraverso riprese effettuate in incognito, l’associazione ha documentato pratiche inaccettabili che non solo compromettono la vita degli animali, ma sollevano anche interrogativi sul rispetto delle normative lavorative. L’indagine si inserisce in un contesto più ampio, in cui la richiesta di riforme nel settore dell’allevamento intensivo è sempre più pressante.
Le pratiche inaccettabili nell’allevamento
Le immagini raccolte dagli attivisti di Essere Animali mostrano un operatore che, con violenza, inserisce galline vive in gabbie di plastica. Questo processo avviene senza alcuna considerazione per il benessere degli animali, che vengono spinti attraverso aperture anguste, causando loro dolore e stress. Un altro lavoratore avverte il primo di prestare attenzione, non per il benessere delle galline, ma per evitare che le zampe degli animali si rompano, poiché ciò potrebbe causare ulteriori problemi operativi. Questa testimonianza è solo un esempio delle condizioni disumane a cui sono sottoposte le galline, evidenziando una cultura del lavoro che ignora il rispetto per gli animali.
L’indagine ha rivelato che le violazioni non si limitano al trasporto, ma si estendono a tutte le fasi della vita delle galline. Dalla nascita, i pulcini maschi vengono scartati e uccisi, mentre le femmine sono destinate a una vita di sfruttamento intensivo. Le galline, costrette in gabbie che occupano il 35% del mercato italiano delle uova, vivono in spazi angusti che non soddisfano le loro esigenze etologiche. Questo porta a malattie e disturbi comportamentali, con conseguenze fatali per molti animali.
Le conseguenze del sovraffollamento
Le immagini raccolte mostrano una realtà inquietante: galline morte lasciate nelle gabbie, con animali vivi che camminano sui loro corpi in decomposizione. Altri esemplari presentano segni di malattia, come la perdita di piumaggio dovuta a sfregamenti o a comportamenti aggressivi tra loro, causati dallo stress e dal sovraffollamento. Galline agonizzanti vengono abbandonate tra le altre, quando dovrebbero essere rimosse per prevenire sofferenze ulteriori e problemi igienici. Alcune mostrano segni di “wry neck”, una condizione che limita gravemente i loro movimenti e la capacità di alimentarsi.
Chiara Caprio, responsabile relazioni istituzionali di Essere Animali, ha sottolineato che l’allevamento in gabbia non riguarda solo le galline, ma coinvolge anche milioni di altri animali in Italia. Questa situazione richiede un intervento urgente da parte delle autorità competenti per garantire il rispetto delle normative sul benessere animale.
L’appello alla politica e le iniziative europee
Nel 2023, l’Efsa ha pubblicato un parere sul benessere delle galline ovaiole, evidenziando la correlazione tra l’allevamento in gabbia e la violazione delle condizioni minime di benessere animale. Nonostante le promesse della Commissione Europea di introdurre nuove norme, il progresso è stato lento. L’attuale situazione politica in Europa, con l’emergere di forze contrarie al “Green Deal“, potrebbe rallentare ulteriormente le riforme necessarie.
Circa un milione e mezzo di cittadini europei hanno firmato una petizione per chiedere il superamento delle gabbie, sostenuta da una coalizione di 170 associazioni. Tuttavia, le risposte da parte delle istituzioni sono state insufficienti. Alcuni Paesi, come la Slovenia, hanno già annunciato l’intenzione di vietare le gabbie per le galline ovaiole entro il 2028. L’Italia, secondo Caprio, ha l’opportunità di valorizzare gli allevatori che desiderano adottare pratiche più rispettose degli animali, in linea con la crescente sensibilità dei consumatori.
Un futuro incerto per il benessere animale
Per la prima volta, la legislatura europea ha assegnato una delega specifica sul benessere animale al commissario alla Salute, Olivér Varhelyi. Recentemente, Varhelyi ha incontrato rappresentanti delle associazioni della coalizione End the Cage Age, confermando l’intenzione di sviluppare una nuova legislazione sul benessere animale entro il prossimo anno. Questa potrebbe rappresentare un’opportunità per rispondere alle richieste dei cittadini e migliorare la competitività del settore, ma resta da vedere se tali promesse si tradurranno in azioni concrete.