Tragico attacco di un coccodrillo del Nilo: un ragazzo di 16 anni perde la vita in Kenya

Un ragazzo di 16 anni, studente della Nogirwet Secondary School, è stato ucciso da un coccodrillo del Nilo nel fiume Chepkulo a Chepalungu, Bomet, il 16 marzo 2025.
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Tragico attacco di un coccodrillo del Nilo: un ragazzo di 16 anni perde la vita in Kenya - unita.tv

Un tragico incidente ha scosso la comunità di Chepalungu, nella contea di Bomet, in Kenya, dove un ragazzo di 16 anni è stato attaccato e ucciso da un coccodrillo del Nilo mentre si trovava nel fiume Chepkulo. Questo evento, avvenuto domenica 16 marzo, ha suscitato preoccupazione e interesse, portando esperti a discutere le dinamiche degli attacchi di questi rettili. La vittima, uno studente della Nogirwet Secondary School, è stata trascinata in acqua da un grosso esemplare di coccodrillo, riportando ferite gravi, in particolare al piede sinistro e al torace. La notizia ha fatto il giro dei media locali, in particolare attraverso Citizen TV, che ha riportato dettagli sull’incidente.

L’attacco e le ferite riportate dalla vittima

Il giovane, mentre si trovava vicino al fiume, è stato sorpreso dall’attacco del coccodrillo, che lo ha afferrato e trascinato sott’acqua. Le ferite sul corpo del ragazzo sono state descritte come profonde, con segni evidenti di un attacco violento. I soccorritori hanno trovato il corpo in condizioni critiche, evidenziando la brutalità dell’incidente. Questo tipo di attacco, sebbene raro nella zona, ha sollevato interrogativi sulla presenza e il comportamento dei coccodrilli del Nilo, noti per la loro aggressività.

La presenza del coccodrillo del Nilo e il suo comportamento predatorio

Il coccodrillo del Nilo è una delle specie più grandi e pericolose al mondo, con una reputazione consolidata per gli attacchi all’uomo. Secondo l’erpetologo Luigi Sansone, interpellato per chiarire la situazione, questa specie è particolarmente diffusa nella regione del Masai Mara, famosa per la sua biodiversità. Gli attacchi di coccodrilli del Nilo sono documentati con una frequenza allarmante, con stime che variano tra 250 e 600 attacchi all’anno, di cui circa il 40% risultano fatali. La loro strategia di caccia consiste nel rimanere nascosti sotto la superficie dell’acqua, pronti a colpire quando una preda si avvicina.

Sebbene gli esseri umani non siano la loro preda preferita, i coccodrilli possono attaccare se percepiscono un movimento in acqua. Questo comportamento predatorio è spesso innescato da animali più grandi, ma non è escluso che esemplari più piccoli possano considerare un ragazzo come una potenziale preda. La modalità di attacco prevede di afferrare la vittima e trascinarla sott’acqua, dove il coccodrillo può tentare di annegarla o infliggere ferite mortali.

Spostamenti dei coccodrilli e la rarità dell’incidente

L’incidente ha sollevato interrogativi sul motivo per cui un coccodrillo del Nilo si sia trovato così lontano dal suo habitat naturale. La distanza tra il Masai Mara e Chepalungu è di circa 150 chilometri, ma i coccodrilli possono spostarsi attraverso i corsi d’acqua in cerca di zone più favorevoli, soprattutto durante i periodi di siccità o inondazioni. Questi spostamenti possono portarli in prossimità di aree popolate, aumentando il rischio di incontri pericolosi con gli esseri umani.

Nonostante la gravità dell’incidente, le fonti locali affermano che non ci sono precedenti di attacchi simili nella zona. Questo porta a riflessioni sulla possibilità che ci siano stati altri attacchi non documentati, dovuti a dinamiche locali che non hanno permesso di registrare eventi simili. L’avvento della tecnologia e dei social media ha reso più facile la diffusione delle notizie, ma potrebbe anche aver cambiato la percezione e la memoria collettiva riguardo a tali eventi.

Riflessioni sull’incidente e la sicurezza nelle aree a rischio

Questo tragico evento ha messo in luce la necessità di una maggiore consapevolezza riguardo alla sicurezza nelle aree in cui i coccodrilli del Nilo sono presenti. È fondamentale che le comunità locali siano informate sui comportamenti di questi animali e sui rischi associati al loro habitat. La protezione delle persone e la gestione della fauna selvatica devono andare di pari passo, per evitare che simili tragedie si ripetano in futuro. La collaborazione tra esperti e comunità locali potrebbe rappresentare un passo importante verso una convivenza più sicura con la fauna selvatica.