Un evento drammatico ha colpito la costa nord-occidentale della Tasmania, dove 157 pseudorche sono state trovate spiaggiate nei pressi della cittadina di Arthur River. Questo fenomeno, purtroppo ricorrente, ha portato alla decisione di abbattere 90 di questi animali ancora vivi per evitare loro ulteriori sofferenze. Le cause di tali spiaggiamenti rimangono in gran parte sconosciute, sollevando interrogativi sulla salute degli ecosistemi marini e sull’impatto delle attività umane.
Il drammatico ritrovamento delle pseudorche
Mercoledì mattina, un pescatore locale ha scoperto un gruppo di pseudorche arenate sulla spiaggia di Arthur River. Immediatamente, ha allertato le autorità competenti, che si sono precipitate sul luogo. Purtroppo, la maggior parte degli animali era già morta, mentre 90 esemplari erano ancora in vita. Tuttavia, gli esperti hanno rapidamente compreso che ogni tentativo di salvataggio sarebbe stato vano, poiché le pseudorche erano rimaste bloccate sulla spiaggia per un periodo prolungato.
Kris Carlyon, biologo marino, ha descritto la situazione come estremamente critica. La difficoltà di accesso alla spiaggia ha complicato ulteriormente le operazioni di soccorso. Due tentativi di riportare in mare alcuni degli animali vivi non hanno avuto successo, costringendo gli esperti a prendere una decisione dolorosa: abbattere gli esemplari ancora vivi per prevenire loro ulteriori sofferenze. Questo intervento, sebbene apparisse crudele, è stato ritenuto l’unico modo per affrontare la situazione.
La gestione dei corpi e le implicazioni culturali
La gestione dei corpi delle pseudorche morte e di quelle che saranno abbattute rappresenta una sfida significativa. La spiaggia di Arthur River ha un’importanza culturale per i popoli aborigeni locali, che hanno un legame profondo con la natura e gli animali. Pertanto, ogni decisione riguardante la gestione dei cetacei dovrà essere presa in accordo con le comunità locali. Il Dipartimento per la Tutela dell’Ambiente ha indicato che una delle opzioni potrebbe essere quella di lasciare i corpi sulla spiaggia, consentendo alla natura di seguire il suo corso.
Questa situazione mette in luce non solo la tragedia degli animali coinvolti, ma anche le complessità legate alla gestione degli ecosistemi marini e al rispetto delle tradizioni culturali delle popolazioni indigene. La decisione finale su come procedere sarà influenzata da considerazioni ecologiche, culturali e pratiche.
Gli spiaggiamenti di cetacei in Australia
L’Australia, e in particolare la Tasmania, ha una lunga storia di spiaggiamenti di massa di cetacei. Il caso più significativo risale al 2020, quando circa 450 globicefali si arenarono lungo le sue coste. Anche nel 2022 si sono verificati altri eventi simili, ma gli spiaggiamenti di pseudorche sono rari. Secondo il Tasmania Parks and Wildlife Service, non si registrava un evento di questo tipo da circa 50 anni.
Le cause di questi fenomeni rimangono in gran parte sconosciute. Gli esperti ipotizzano che possano essere attribuiti a fattori naturali, come errori di navigazione o anomalie nel campo magnetico terrestre, ma non si possono escludere influenze legate alle attività umane. L’inquinamento acustico, ad esempio, potrebbe interferire con i sistemi di navigazione dei cetacei, mentre i cambiamenti climatici potrebbero alterare gli habitat marini.
La biologia delle pseudorche
La pseudorca è la terza specie più grande della famiglia dei delfinidi, raggiungendo lunghezze fino a 6 metri e pesando fino a 3 tonnellate. Nonostante il nome, non è strettamente imparentata con le orche , ma condivide alcune somiglianze fisiche. Questi cetacei vivono in gruppi numerosi e la loro complessa struttura sociale potrebbe spiegare perché, se un singolo individuo si disorienta, l’intero gruppo lo segua fino alla tragedia.
Le pseudorche sono predatori versatili, nutrendosi principalmente di pesci e calamari. Sebbene siano diffuse in tutto il mondo, la loro biologia e comportamento rimangono poco conosciuti, rendendo difficile la loro osservazione in natura. Recenti avvistamenti nel Mediterraneo, come quello nel golfo di Napoli nel 2019, hanno suscitato interesse, ma la questione degli spiaggiamenti continua a sollevare interrogativi sulla salute degli ecosistemi marini e sul futuro di queste affascinanti creature.