Niccolò, un giovane di 24 anni, ha lanciato un accorato appello per chiedere giustizia dopo essere stato investito da un pirata della strada a Bologna. L’incidente, avvenuto il 30 gennaio, ha segnato profondamente la vita del ragazzo, costringendolo a convivere con gravi conseguenze fisiche e psicologiche. La sua storia, raccontata in un recente intervento nel programma “Chi l’ha visto?“, ha messo in luce non solo il dramma personale, ma anche le difficoltà nel reperire informazioni utili per identificare il colpevole.
L’incidente e le conseguenze per Niccolò
L’incidente si è verificato in via Mattei, intorno alle 18, mentre Niccolò era in sella al suo scooter. L’auto che lo ha colpito non si è fermata, proseguendo la sua corsa a tutta velocità. “Chiedo alla persona che mi ha ridotto così di guardarmi bene e di farsi un esame di coscienza e di costituirsi alle forze dell’ordine. Sono vivo per miracolo e purtroppo la mia vita ora è sospesa tra sofferenza fisica e mentale”, ha dichiarato Niccolò, esprimendo il suo desiderio di giustizia.
La madre del giovane, Maria Peluso, ha raccontato che Niccolò ha subito una frattura dell’atlante, la prima vertebra cervicale. “È un danno gravissimo. Per fortuna non ha avuto danni al midollo osseo; quella sera, sotto choc, dopo l’impatto si è pure alzato sulle sue gambe”, ha spiegato la donna. Dopo una settimana di ricovero, Niccolò dovrà indossare un dispositivo chiamato Halo-Vest, che immobilizza la testa e il collo, per almeno due mesi.
La vita di Niccolò è stata stravolta. Prima dell’incidente, lavorava come programmatore e stava studiando Ingegneria informatica. Ora, la sua condizione lo costringe a vivere in un dolore costante, dormendo su una poltrona perché non riesce a sdraiarsi. “Chissà quando potrà riprendere a lavorare e studiare”, ha aggiunto la madre, visibilmente preoccupata per il futuro del figlio.
Le indagini e le difficoltà nel reperire prove
Dopo l’incidente, le forze dell’ordine sono intervenute sul posto, ma secondo Maria Peluso, l’operato della polizia locale è stato insufficiente. “Hanno completamente sottovalutato la gravità dell’incidente. Mio figlio era in ospedale da qualche giorno quando ha ricevuto una mail dalla polizia locale in cui gli si diceva di andare a dare la sua versione, una volta uscito dall’ospedale”, ha raccontato la madre, evidenziando la mancanza di attenzione nei confronti della situazione.
In aggiunta, Maria ha sottolineato che durante la registrazione delle generalità di Niccolò, la polizia ha commesso errori, trascrivendo in modo errato i dati della patente. “Con quella che avevano segnato, mio figlio non avrebbe potuto guidare lo scooter”, ha affermato, esprimendo la sua indignazione. Nonostante la presenza di telecamere nella zona, la ricerca di prove è stata ostacolata. “Mi è stato detto che le immagini vengono sovrascritte dopo una settimana, ma ci sono stati tempi per acquisirle. Poi mi hanno detto che non avevano l’autorizzazione”, ha spiegato Maria.
L’unico video disponibile è quello ripreso da una villetta vicina, mentre le telecamere comunali non sono state utilizzate. “È inconcepibile che nel 2025 non si possa acquisire un video da telecamere pubbliche”, ha aggiunto la madre, delusa dall’operato delle autorità.
La ricerca di giustizia e il sostegno della comunità
Maria Peluso non si è arresa e ha deciso di cercare testimoni per far luce sulla vicenda. “Non ci diamo pace. Sono disposta a fare tutto, in giro per la strada c’è un potenziale assassino, una persona arrogante. Non si è fermato, avrà visto mio figlio alzarsi, ma comunque l’impatto ha distrutto la moto”, ha dichiarato, esprimendo la sua determinazione nel cercare giustizia per il figlio.
La madre ha anche contattato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, per chiedere supporto. “Sono anche una sua dipendente, lavoro in Città Metropolitana. La prima volta che gli ho scritto mi ha detto che avrebbero fatto tutto il possibile. Poi gli ho mandato il video che abbiamo trovato, ma risposte non ne ho più avute”, ha concluso, evidenziando la frustrazione per la mancanza di risposte concrete.
La storia di Niccolò e della sua famiglia è un chiaro esempio di come la ricerca di giustizia possa essere ostacolata da inefficienze burocratiche e dalla mancanza di attenzione da parte delle autorità. La speranza è che il pirata della strada si costituisca e che la comunità si unisca per garantire che simili incidenti non vengano mai più sottovalutati.