Blitz antidroga a Roma: 26 arresti e un giro d’affari da milioni

A Roma, un’operazione antidroga ha portato all’arresto di 26 persone, tra cui Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, smantellando una rete di spaccio con un giro d’affari di milioni di euro.
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Blitz antidroga a Roma: 26 arresti e un giro d'affari da milioni - unita.tv

Un’importante operazione antidroga ha avuto luogo a Roma e nella sua provincia, portando all’arresto di 26 individui accusati di traffico di sostanze stupefacenti e altri reati gravi. Coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, i carabinieri hanno smantellato una rete di spaccio che operava in diverse zone della capitale, con un volume d’affari che si aggirava intorno ai milioni di euro ogni mese. Le aree colpite includono Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti.

La rete di spaccio e i capi della banda

Al vertice dell’organizzazione criminale si trovano Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, già detenuti, con legami diretti al boss Michele Senese. Secondo le indagini, i due avrebbero unificato le piazze di spaccio romane, imponendo la distribuzione di droga fornita da narcotrafficanti albanesi. La banda non si limitava al traffico di stupefacenti, ma era anche armata, utilizzando pistole e bombe a mano per mantenere il controllo sul territorio. Durante l’operazione, i carabinieri hanno sequestrato beni per un valore di 5 milioni di euro.

Un giro d’affari milionario e crimini violenti

Le indagini, condotte dal comando provinciale dei carabinieri, si sono concentrate su un periodo che va da marzo 2018 a febbraio 2024. Il fatturato della banda era stimato in circa 30mila euro al giorno. Molisso è già in carcere per l’omicidio di Shehaj Selavdi e per il tentato omicidio dei fratelli Emanuele e Alessio Costantino, avvenuto il 3 luglio 2021. Bennato, invece, è stato condannato per il rapimento e le torture di Gualtiero Giombini e Christian Isopo, in un tentativo di recuperare una grande quantità di cocaina sottratta. Le condanne per questi crimini sono state severe, con Molisso che ha ricevuto l’ergastolo per l’omicidio di Selavdi, avvenuto a Torvaianica nel settembre 2020.

Collaborazioni e complici della banda

Grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i carabinieri hanno potuto ricostruire i legami della banda con diversi personaggi chiave. Tra questi, Altin Sinomati e Renato Muska, fornitori di droga, e Emanuele Selva, che si occupava della gestione delle sostanze stupefacenti. Marco Desideri e Guido Cianfrocca, cognato di Molisso, erano coinvolti nel trasporto e nella vendita di ingenti quantità di droga, oltre alla riscossione dei proventi. Cianfrocca, in particolare, era responsabile anche del trasporto delle armi utilizzate dall’organizzazione.

Il ruolo di Calderon e le minacce

Tra gli arrestati figura anche Raul Esteban Calderon, presunto killer di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”. Calderon non solo si occupava della detenzione e cessione di cocaina, ma era anche coinvolto nella ricerca di nuovi canali di approvvigionamento. Le indagini hanno rivelato che Molisso e Bennato esercitavano un forte controllo sui membri della banda, creando un clima di paura e rispetto. Le minacce di violenza erano comuni, come dimostrano le testimonianze di chi ha collaborato con la giustizia.

Atti di violenza e intimidazioni

Le indagini hanno messo in luce diversi episodi di violenza perpetrati dalla banda per mantenere il controllo sul mercato della droga. Un caso emblematico riguarda una spedizione punitiva contro alcuni cittadini magrebini che tentavano di entrare nel mercato dello spaccio a Tor Bella Monaca. Armati di pistole, i membri della banda hanno intimidito i rivali, sparando colpi in aria e infliggendo violenze fisiche. Un altro episodio significativo è la rapina di 10 chili di cocaina, avvenuta con l’uso di kalashnikov, ai danni di Fabrizio Capogna, divenuto poi collaboratore di giustizia.

Durante l’operazione, i carabinieri hanno sequestrato una villa, un appartamento con terreno adibito a vigneto e altri beni, oltre a numerosi conti correnti bancari intestati a prestanome coinvolti nell’organizzazione. L’operazione ha messo in evidenza non solo l’ampiezza della rete di spaccio, ma anche la determinazione delle forze dell’ordine nel combattere il crimine organizzato nella capitale.