Dispersione scolastica e criminalità giovanile: un legame preoccupante da analizzare

La ricerca di Iain Brennan e Rosie Cornish evidenzia il legame tra dispersione scolastica e criminalità giovanile in Inghilterra, mentre in Italia il 10,5% dei giovani abbandona gli studi.
Dispersione Scolastica E Criminalità Giovanile: Un Legame Preoccupante Da Analizzare Dispersione Scolastica E Criminalità Giovanile: Un Legame Preoccupante Da Analizzare
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Negli ultimi anni, la relazione tra dispersione scolastica e comportamenti criminali tra i giovani ha attirato l’attenzione di studiosi e istituzioni. Una ricerca condotta da IAIN BRENNAN, professore di criminologia all’Università di HULL, e ROSIE CORNISH, ricercatrice senior in epidemiologia e statistica medica all’Università di BRISTOL, ha fornito dati significativi su questo tema, ponendo interrogativi anche sul contesto italiano.

L’aumento della dispersione scolastica in Inghilterra

Negli ultimi anni, l’Inghilterra ha registrato un incremento preoccupante nel numero di bambini esclusi permanentemente dalle scuole, superando i livelli pre-pandemia. Un documentario della BBC, presentato dall’attore IDRIS ELBA, ha messo in evidenza come la dispersione scolastica possa rappresentare un punto di svolta nella vita di un giovane, portandolo verso comportamenti violenti e criminali. I dati supportano questa affermazione: un rapporto congiunto del MINISTERO DELLA GIUSTIZIA e del DIPARTIMENTO DELL’ISTRUZIONE britannico rivela che un ragazzo escluso da scuola ha un rischio 15 volte maggiore di ricevere una denuncia o un’accusa per reati violenti entro i 18 anni.

Molti di questi ragazzi provengono da contesti caratterizzati da povertà, traumi, bisogni educativi speciali o esperienze familiari difficili. Questi fattori non solo contribuiscono alla dispersione scolastica, ma complicano anche la comprensione del legame tra esclusione e devianza.

La ricerca di Brennan e Cornish: un approccio innovativo

Per esaminare l’impatto specifico dell’esclusione scolastica sulla criminalità, BRENNAN e CORNISH hanno utilizzato una metodologia innovativa chiamata target trial emulation, originariamente sviluppata in ambito medico per simulare esperimenti controllati. Grazie a una vasta banca dati fornita dal governo britannico, i ricercatori hanno analizzato i profili di oltre 15 milioni di studenti, correlati in modo anonimo ai registri giudiziari.

Hanno identificato più di 20.000 bambini esclusi dalla scuola tra il 2006 e il 2016, confrontandoli con coetanei simili per contesto sociale, rendimento scolastico e esperienze pregresse, ma che non avevano subito esclusioni. I risultati sono stati chiari: entro un anno dall’esclusione, i bambini espulsi avevano più del doppio delle probabilità di commettere un grave reato violento rispetto ai loro pari. Questo suggerisce che l’esclusione scolastica non è solo un sintomo del disagio, ma un fattore che amplifica il rischio di comportamenti devianti.

La situazione in Italia: un fenomeno preoccupante

Anche in Italia, la dispersione scolastica rappresenta una questione seria. Secondo i dati ISTAT pubblicati nel Rapporto BES 2023, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi senza completare un percorso di istruzione o formazione. Sebbene questo dato sia in calo rispetto agli anni precedenti, rimane superiore all’obiettivo dell’Unione Europea del 9% entro il 2030.

La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove la dispersione scolastica raggiunge il 13,8%, con punte superiori al 15% in alcune aree, rispetto all’8,5% del Nord. Le cause di questo fenomeno sono simili a quelle emerse nello studio britannico: svantaggio economico, fragilità familiari, difficoltà scolastiche non affrontate e mancanza di sostegno e orientamento.

Riflessioni sul futuro: interventi e prevenzione

La questione della dispersione scolastica e della violenza giovanile richiede una riflessione più ampia. Non si tratta solo di stabilire se la dispersione scolastica sia causa della violenza giovanile, ma di comprendere come intervenire sulle condizioni che alimentano entrambi i fenomeni. La scuola deve essere parte di un sistema di prevenzione più ampio, capace di intercettare i segnali di disagio prima che si traducano in emarginazione o criminalità. Ridurre la dispersione scolastica non è solo un obiettivo educativo, ma una strategia fondamentale per la prevenzione sociale.

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