Pomigliano d’Arco, comune situato a nord di Napoli, ha visto riemergere il problema della criminalità organizzata, in particolare della camorra, durante gli ultimi anni. Negli ultimi due, il territorio è stato dominato da traffici illeciti e violenze, che hanno messo seriamente a repentaglio la sicurezza dei suoi abitanti. Tuttavia, un’inchiesta avviata nel 2023 dalla Direzione Distrettuale Antimafia con la collaborazione della Procura dei Minorenni ha portato a significativi sviluppi, tra cui l’arresto di 27 persone, di cui quattro minorenni.
L’inchiesta della dda e i primi risultati
Nel 2023, le autorità hanno avviato un’indagine approfondita focalizzata sulla criminalità organizzata a Pomigliano d’Arco, scoprendo una rete di affiliazione mafiosa che ha coinvolto anche giovani. Tra gli arrestati, un minorenne legato al clan Cipolletta, rivale dei Ferretti-Mascitelli, è stato accusato di associazione mafiosa. Questo giovane, che ha ostentato il suo legame al gruppo tatuandosi il nome del clan sul polso, rappresenta un triste esempio della scivolosa attrazione che la criminalità ha sui giovani, in cerca di riconoscimento e potere.
L’indagine ha rivelato che il clan Cipolletta gestiva attività illecite nel comune e ha utilizzato i minorenni per garantirsi un maggiore controllo e intimidire la popolazione. Gli atti di violenza, anche quando non necessari, sono stati la norma per i membri più giovani del gruppo, evidenziando la preoccupante normalizzazione della violenza come mezzo per affermare la propria posizione all’interno della criminalità organizzata.
Le affermazioni del sindaco Lello Russo
All’inizio dell’inchiesta, le dichiarazioni del sindaco Lello Russo avevano suscitato controversie. Il primo cittadino aveva affermato che a Pomigliano non ci fossero clan camorristici, provocando la reazione della presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, che lo ha invitato a una maggiore responsabilità nel riconoscere l’esistenza di tali fenomeni nel comune. Ogni affermazione, compresa quella del procuratore Nicola Gratteri che ha contestato il sindaco, ha messo in evidenza una disconnessione tra la realtà della criminalità organizzata e le percezioni politiche.
Russo ha successivamente spiegato che le sue parole sono state fraintese, intendendo riferirsi all’assenza di mafia all’interno dell’amministrazione comunale. In ogni caso, la serietà dell’indagine e i risultati ottenuti dalle forze dell’ordine hanno dimostrato l’inevitabile presenza della camorra, rivelando una trama di accusa che pone Pomigliano sotto una nuova luce.
Il profilo criminale dei Cipolletta
L’indagine ha svelato una serie di crimini associati al clan Cipolletta, che ha utilizzato mezzi tecnologici innovativi per facilitare le proprie operazioni. Hanno gestito, per esempio, l’introduzione di droghe e telefoni cellulari nel carcere di Carinola, grazie all’uso di droni, sfuggendo così ai controlli degli agenti.
La rete criminale è stata responsabile di 14 estorsioni a danno di commercianti e imprenditori locali, oltre a 11 rapine violente, per la maggior parte eseguite da minorenni. Le aggressioni e le “stese”, ovvero gli spari in aria per intimidire avversari e ignari cittadini, hanno contribuito a creare un clima di paura e insicurezza nella comunità.
Le forze dell’ordine sono riuscite a confiscare una trentina di armi, tra cui fucili e pistole, nonché circa 90.000 euro in contante. Grazie a questi fondi, è stato possibile finanziare le operazioni di intercettazione, risultate cruciali per fare luce sulla gravità della situazione.
La reazione della comunità e delle istituzioni
La scoperta della profonda infiltrazione della camorra a Pomigliano ha scatenato diverse reazioni tra i cittadini e le istituzioni. La consapevolezza della presenza della criminalità organizzata ha creato preoccupazione e allerta tra i residenti, che ora si sentono vulnerabili in un contesto già difficile. Tuttavia, il lavoro costante di magistrati e militari è stato elogiato, evidenziando l’importanza della lotta contro la criminalità.
Le indagini non si fermano qui; si prevede che, con l’apporto della comunità, le forze dell’ordine possano continuare a mantenere alta l’attenzione su queste problematiche. Ogni arresto e ogni operazione rappresentano un passo verso la costruzione di un ambiente più sicuro, sotto la tutoraggio delle istituzioni. La situazione di Pomigliano d’Arco è una testimonianza di quanto sia fondamentale il supporto delle istituzioni per affrontare la sfida della criminalità organizzata e per garantire un futuro migliore ai giovani, lontano dall’attrazione della camorra.