Il mistero dell’eredità di Maria Giuseppina Rista: indagini e testamenti in un caso complesso

Il caso di Maria Giuseppina Rista, pensionata di Torino deceduta nel 2021, si complica con indagini su movimenti bancari sospetti e testamenti contestati, coinvolgendo un torinese e tre complici romeni.
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Il mistero dell'eredità di Maria Giuseppina Rista: indagini e testamenti in un caso complesso - unita.tv

Maria Giuseppina Rista, una pensionata di 71 anni, è deceduta il 13 aprile 2021 all’ospedale San Giovanni Bosco, lasciando dietro di sé un’eredità di circa 5 milioni di euro e un intricato giallo che ha catturato l’attenzione delle autorità e dei media. La sua vita solitaria, trascorsa in condizioni igienico-sanitarie precarie in una vecchia abitazione nel quartiere Vanchiglietta di Torino, ha fatto da sfondo a una serie di eventi che hanno portato a indagini su possibili irregolarità legate alla sua eredità. La scoperta di un conto bancario aperto post mortem e movimenti sospetti ha sollevato interrogativi sulla gestione del suo patrimonio e sulle persone che lo circondavano.

La vita di Maria Giuseppina Rista

Maria Giuseppina Rista, conosciuta affettuosamente come Pinuccia, viveva in una casa di famiglia, ereditata dai genitori, che avevano gestito attività commerciali nella zona. Nonostante il suo patrimonio, Pinuccia conduceva una vita frugale, annotando meticolosamente le sue spese su agende e registri. La sua salute era compromessa, e la pensionata aveva difficoltà a camminare, risultando diffidente nei confronti degli estranei. La sua vita si è interrotta tragicamente quando, in una calda giornata di primavera, un inquilino ha trovato il suo corpo privo di vita sul divano. Trasportata in ospedale, è deceduta pochi giorni dopo, lasciando un mistero che avrebbe coinvolto la polizia e la procura.

L’eredità e i sospetti

Dopo la morte di Pinuccia, il direttore della banca ha notato movimenti sospetti sul conto della pensionata, tra cui l’apertura di un nuovo conto online e un bonifico di 12 mila euro a favore di un carrozziere romeno. Questo ha sollevato dubbi, poiché Pinuccia non sapeva utilizzare Internet e non possedeva un’auto. Le indagini hanno rivelato che il nuovo conto era stato aperto sei mesi dopo la sua morte, portando le autorità a indagare su un 56enne torinese, accusato di circonvenzione di incapace e truffa, insieme a tre complici di nazionalità romena.

La scoperta del testamento

Un elemento cruciale emerso durante le indagini è stata una vecchia agenda trovata da E., il commerciante di auto che aveva conosciuto Pinuccia anni prima. Nella sua agenda, Pinuccia aveva annotato la sua volontà di lasciare tutti i suoi beni a E., descrivendo anche un amore non corrisposto. Questo testamento, sebbene non ufficiale, ha sollevato interrogativi sulla validità delle sue volontà. La situazione si è complicata ulteriormente quando un’inquilina ha trovato un’altra pagina dell’agenda, in cui Pinuccia lasciava un’intera palazzina a un’altra persona. Le autorità hanno dovuto affrontare la questione della validità di entrambi i testamenti, mentre l’eredità rimaneva sotto sequestro.

Il processo e le conseguenze legali

Con l’aumento degli aspiranti eredi, la situazione legale si è fatta sempre più intricata. La perizia calligrafica ha confermato l’autenticità di entrambi i testamenti, ma il Tribunale civile ha stabilito che il testamento a favore di E. non era valido a causa della mancanza di una data certa. Questo ha portato a una battaglia legale tra E. e i cugini di Pinuccia, mentre il 56enne si prepara a difendersi anche in un processo penale. La vicenda di Maria Giuseppina Rista continua a suscitare interesse e preoccupazione, evidenziando le complessità legate all’eredità e alla gestione dei beni in situazioni di vulnerabilità.