Paola Cesaroni e il delitto di Via Poma: nuove rivelazioni in un’intervista esclusiva

Paola Cesaroni esprime fiducia nella giustizia dopo il rifiuto del gip di Roma di archiviare il caso della sorella Simonetta, sottolineando l’importanza di continuare le indagini sul delitto di Via Poma.
Paola Cesaroni E Il Delitto Di Via Poma: Nuove Rivelazioni In Un'Intervista Esclusiva Paola Cesaroni E Il Delitto Di Via Poma: Nuove Rivelazioni In Un'Intervista Esclusiva
Paola Cesaroni e il delitto di Via Poma: nuove rivelazioni in un'intervista esclusiva - unita.tv
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Il delitto di Via Poma continua a suscitare interesse e interrogativi a distanza di decenni. Paola Cesaroni, sorella di Simonetta, ha recentemente rilasciato una lettera in cui esprime la sua fiducia nella giustizia, dopo che il gip di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione del caso. La sua testimonianza è stata al centro di un episodio di Speciale Tg1, dove ha condiviso dettagli significativi sulla tragica vicenda che ha colpito la sua famiglia nel 1990.

La lettera di Paola Cesaroni e la fiducia nella giustizia

Nella lettera inviata dopo la decisione del gip, Paola Cesaroni ha ribadito la sua determinazione nel cercare la verità riguardo alla morte di sua sorella. La sorella della vittima ha sottolineato l’importanza di continuare le indagini, ritenendo che la decisione di non archiviare il caso rappresenti una nuova opportunità per fare luce su quanto accaduto. Paola ha espresso il suo sostegno ai magistrati, confidando nel loro operato e nella possibilità di ottenere giustizia per Simonetta. Nel corso dell’intervista, ha evidenziato come il delitto di Via Poma sia un capitolo ancora aperto e che la ricerca della verità non debba fermarsi.

Il ritrovamento del corpo di Simonetta Cesaroni

Il 7 agosto 1990, Paola Cesaroni si trovò di fronte a una scena straziante: il ritrovamento del cadavere di sua sorella. Insieme al fidanzato Antonello e al datore di lavoro di Simonetta, Salvatore Volponi, Paola arrivò nell’appartamento dove si era consumata la tragedia. Volponi, dopo aver scavalcato il cancello, fu il primo a entrare nell’abitazione. La testimonianza di Paola rivela che all’inizio la portiera dell’edificio mostrò reticenza nell’aprire, creando un’atmosfera di angoscia e confusione. Una volta entrati, Volponi tornò con un’espressione inquieta, confermando a Paola che la situazione era grave.

Paola ha descritto il momento in cui si rese conto della gravità della situazione, correndo nel corridoio e urlando. Tuttavia, un particolare inquietante rimase impresso nella sua memoria: la presenza di una strisciata di sangue dietro la porta, un elemento che suggerisce che la scena del crimine fosse stata alterata. Questo dettaglio ha alimentato ulteriori dubbi sulla gestione delle indagini sin dall’inizio.

Le ombre e i misteri del caso

Un aspetto che Paola ha voluto sottolineare riguarda la scomparsa di una cartelletta di lavoro, che potrebbe contenere informazioni cruciali per il caso. Secondo la sorella di Simonetta, ci sono stati errori e mancanze nelle indagini, in particolare riguardo alla richiesta dei tabulati telefonici. Questi documenti potrebbero rivelare collegamenti significativi tra le persone presenti in Via Poma il giorno del delitto, contribuendo a chiarire il mistero che circonda l’orario della morte di Simonetta.

In un’intervista rilasciata a gennaio, Paola ha espresso la sua frustrazione per la mancanza di progressi nella ricerca della verità. Ha affermato che non le importa se l’assassino sia vivo o morto; ciò che conta è identificare il colpevole. Con l’apertura di nuove indagini, Paola vede un’opportunità per abbattere il muro di omertà e depistaggi che ha ostacolato la verità per anni. La sua convinzione è che ci sia stata l’influenza di “poteri forti” nel corso delle indagini, un elemento che ha complicato ulteriormente la ricerca della giustizia per Simonetta Cesaroni.

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