Scandalo di hackeraggio: accessi illeciti ai dati di personalità influenti da parte di Equalize

Hackeraggio della società Equalize, guidata da Enrico Pazzali, coinvolge accessi illeciti a dati di Giovanni Gorno Tempini e giornalisti. Indagini rivelano collusioni con forze dell’ordine e alterazioni di chat.
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Scandalo di hackeraggio: accessi illeciti ai dati di personalità influenti da parte di Equalize - unita.tv

Un caso di hackeraggio ha scosso il panorama della sicurezza informatica in Italia, rivelando accessi non autorizzati a dati sensibili da parte della società di reportistica reputazionale Equalize, di proprietà di Enrico Pazzali. Le indagini hanno portato alla luce violazioni che coinvolgono telefoni di figure di spicco, tra cui il banchiere Giovanni Gorno Tempini e diversi giornalisti. I dettagli emergenti dall’inchiesta stanno sollevando interrogativi sulla legalità delle operazioni condotte dalla società e sulle modalità con cui sono stati ottenuti i dati.

I dettagli dell’hackeraggio

Le indagini condotte dai pubblici ministeri hanno rivelato che Equalize, sotto la direzione di Pazzali e con la collaborazione di figure come il poliziotto Carmine Gallo e l’hacker Samuele Calamucci, ha effettuato accessi illeciti ai telefoni di persone considerate ostili. Tra le vittime figurano nomi noti come Giovanni Gorno Tempini, ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti, e i giornalisti Giovanni Pons, Gianni Dragoni e Guido Rivolta. Le violazioni sono avvenute tra il 2020 e il 2021, periodo in cui sono stati carpiti messaggi WhatsApp dai dispositivi delle vittime.

Un’analisi approfondita delle chat recuperate ha rivelato che Lorenzo Di Iulio, un investigatore privato coinvolto nel caso, ha confermato che Pazzali era il committente dei report. Le indagini hanno anche messo in evidenza il ruolo di Gabriele Pegoraro, un hacker ex carabiniere, che ha eseguito le estrapolazioni illecite in concomitanza con interrogazioni non autorizzate della banca dati Sdi delle forze dell’ordine. Questo ha suscitato preoccupazioni tra gli inquirenti, che temevano che Pegoraro potesse rivelare informazioni compromettenti su Pazzali.

Le chat alterate e le indagini in corso

Un aspetto inquietante emerso dalle indagini è che le vittime dell’hackeraggio non riconoscono i messaggi WhatsApp rubati, sebbene si identifichino nei contenuti. Questo ha portato i pubblici ministeri a ipotizzare che Pegoraro possa aver alterato le chat per nascondere la loro origine illecita. Le modifiche potrebbero includere la riscrittura dei messaggi e la modifica delle identità degli interlocutori, rendendo difficile risalire alla provenienza dei dati.

Le indagini si concentrano ora sulla possibilità che Pegoraro abbia creato chat ad arte per soddisfare le richieste di Pazzali, oppure che si tratti di comunicazioni realmente estratte. Gli inquirenti sembrano propendere per la seconda ipotesi, supportata da un episodio curioso in cui gli uomini di Equalize hanno confuso i dati di un giornalista con quelli di un ingegnere omonimo. Indipendentemente dalla verità, entrambe le situazioni configurano reati punibili, tra cui la falsificazione di comunicazioni informatiche e l’accesso abusivo a sistemi telematici.

Collaborazioni illecite e corruzione

Oltre agli attacchi informatici, l’inchiesta ha rivelato un sistema di collusione tra Equalize e membri delle forze dell’ordine, noti come “tastieristi”. Questi agenti, tra cui un finanziere sospeso, avrebbero ricevuto compensi per effettuare ricerche illecite sulla banca dati del Viminale. Un caso emblematico è quello di Giuliano Schiano, un finanziere della Dia di Lecce, il quale, dal 2022, ha collaborato con Equalize. Prima di entrare nella società, Schiano riceveva un pagamento mensile in contante, spedito per posta a un bar di Lecce, un metodo che solleva ulteriori interrogativi sulla trasparenza delle operazioni.

Questa rete di corruzione e accessi illeciti mette in luce le vulnerabilità del sistema di sicurezza e la necessità di una revisione delle pratiche di gestione dei dati sensibili. Le autorità stanno ora lavorando per chiarire l’entità delle violazioni e garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni.