Scoperto un furto di acqua pubblica in Biellese: potenziali sanzioni da 8.000 a 50.000 euro

I carabinieri forestali hanno scoperto un caso di appropriazione indebita di acqua pubblica a Bioglio, con sanzioni amministrative per i trasgressori che variano da 8.000 a 50.000 euro.
Scoperto un furto di acqua pubblica in Biellese: potenziali sanzioni da 8.000 a 50.000 euro Scoperto un furto di acqua pubblica in Biellese: potenziali sanzioni da 8.000 a 50.000 euro

Recentemente i carabinieri forestali hanno fatto emergere un caso di appropriazione indebita di acqua pubblica nel Biellese, precisamente nel comune di Bioglio. Gli autori di questo furto sono in procinto di ricevere sanzioni amministrative che variano da un minimo di 8.000 a un massimo di 50.000 euro, una decisione che sarà adottata dalla Provincia di Biella. Questa scoperta evidenzia la crescente attenzione alle risorse idriche, un tema di sempre maggior rilevanza in un’epoca di cambiamenti climatici e riduzione della disponibilità di acqua.

L’inchiesta dei carabinieri forestali

Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri forestali della Stazione di Pray, che, incrociando dati e seguendo informazioni raccolte sul campo, sono riusciti a rintracciare la sorgente da cui un sistema di derivazione sotterraneo prelevava acqua pubblica. Questo sistema non era stato autorizzato, e il suo utilizzo è avvenuto in assenza di una legittima concessione da parte delle autorità competenti. La scoperta ha avuto luogo nel comune di Bioglio, che si trova in una zona circondata da risorse naturali ma anche dalla necessità di proteggere questi asset preziosi.

L’uso illegale dell’acqua in Valdilana

Le indagini hanno rivelato che l’acqua, proveniente dalla sorgente, veniva utilizzata per scopi domestici da due abitazioni nel comune di Valdilana. Questo utilizzo non solo rappresenta una violazione delle normative in materia di gestione delle risorse idriche, ma solleva anche interrogativi sul controllo e sulla vigilanza nel rispetto della legge. I proprietari delle due abitazioni, contrariamente alle normative, non possedevano alcuna autorizzazione per il prelievo dell’acqua. La situazione ha portato i carabinieri a prendere ulteriori misure per garantire che vengano rispettate le regole relative all’uso delle risorse idriche.

La prova dell’abuso: l’uso del tracciante

Per certificare l’uso improprio dell’acqua, gli investigatori hanno impiegato un metodo scientifico innovativo. Hanno utilizzato un tracciante, conosciuto come fluorescina, che si presenta sotto forma di una sostanza gialloverde fluorescente. Immettendo questa sostanza a monte delle acque sotterranee, sono riusciti a dimostrare con evidenza che l’acqua prelevata dai rubinetti delle due abitazioni contenesse il tracciante. Questo risultato ha rappresentato un elemento chiave nelle indagini e ha fornito la certezza necessaria per intraprendere le azioni legali e amministrative contro i trasgressori.

La vicenda si inserisce in un contesto più ampio in cui il rispetto delle norme ambientali e la salvaguardia delle risorse naturali sono di fondamentale importanza. Nuove scoperte come questa potrebbero promuovere una maggiore responsabilità nella gestione delle risorse idriche, specialmente in aree dove l’acqua è già una risorsa scarsa e preziosa.