Michele Ruschioni racconta i rituali gastronomici dei pastori di Barbagia: un viaggio tra tradizione e modernità

Michele Ruschioni, fondatore di “Braciami ancora”, esplora la cultura gastronomica sarda e il rituale della macellazione del maiale, evidenziando l’importanza delle tradizioni alimentari e un consumo consapevole.
Michele Ruschioni racconta i rituali gastronomici dei pastori di Barbagia: un viaggio tra tradizione e modernità Michele Ruschioni racconta i rituali gastronomici dei pastori di Barbagia: un viaggio tra tradizione e modernità

Michele Ruschioni, fondatore del noto progetto “Braciami ancora“, ha recentemente condiviso con l’Adnkronos la sua esperienza tra i pastori della Barbagia, in Sardegna. Là, ha vissuto in prima persona rituali gastronomici che suscitano reazioni contrastanti e che, per alcuni, potrebbero risultare poco consoni. Attraverso la sua narrazione, Ruschioni pone in evidenza non solo l’importanza della cultura alimentare sarda, ma anche la necessità di un approccio critico verso il consumo della carne.

Il rituale della macellazione del maiale

Uno degli aspetti più controversi del racconto di Ruschioni è il processo di macellazione del maiale. In un video che ha riscosso grande attenzione, il fegato di un maiale viene presentato crudo, sollevando inevitabilmente commenti di protesta e repulsione su social e media. Racconta che per i pastori di Seulo, nella regione della Barbagia, questa macellazione è un rituale profondamente sentito e rispettato. “Il maiale è parte della famiglia”, afferma Ruschioni, sottolineando che viene allevato con grande cura fino al momento del sacrificio. Ogni parte dell’animale viene utilizzata, senza alcun spreco. Tale consapevolezza contrasta nettamente con l’esperienza di molti consumatori che, ignorando il processo di produzione della carne, scelgono la comodità della carne confezionata nei supermercati.

Ruschioni cerca di far comprendere l’intimo legame che i pastori hanno con il loro bestiame. “Sappiamo tutto della scrofa sarda: la sua alimentazione, l’acqua che beve e la vita che conduce”, aggiunge, chiarendo che questo approccio rispettoso contrasta con le pratiche moderne che spesso comportano allevamenti intensivi, dove gli animali vivono in condizioni precarie. Diverse sono le norme che regolano il sacrificio degli animali, con controlli rigidi e professionisti appositamente formati per garantire la sicurezza alimentare, un dettaglio che Ruschioni enfatizza per sfatare le accuse di irregolarità.

L’impatto sociale e culturale di “Braciami ancora”

Ruschioni si è imposto come un punto di riferimento per gli appassionati di carne alla brace, creando una comunità online che conta oltre un milione di seguaci. Con “Braciami ancora“, ha trasformato la tradizione gastronomica in un fenomeno contemporaneo, con contenuti che spaziano dalle recensioni delle migliori steak house alle esplorazioni delle usanze locali. Ogni post non è solo un modo per condividere ricette: è un tentativo di documentare e preservare una tradizione culinaria che rischia di andare perduta nell’era della globalizzazione.

L’intraprendenza di Ruschioni lo ha portato a scrutare nel profondo della cultura gastronomica italiana, mettendo in luce pratiche che, sebbene criticate, rappresentano una parte fondamentale dell’identità locale. Le sue esplorazioni si avvalgono di un approccio quasi antropologico, capace di unire il piacere del cibo con l’analisi delle tradizioni. In questa ottica, la carne alla brace non è solo un piatto, ma diventa un veicolo di storie e di significati.

Tradizioni abrasive ma significative

La cerimonia della macellazione di un maiale riveste un significato simbolico importante. Mentre il fegato dell’animale viene distribuito tra i presenti come auspicio di buona sorte, vi sono anche usanze particolari che legano il gesto alla vita sociale della comunità. Ruschioni racconta che, in alcune versioni di questo rito, la carne viene riservata a donne non sposate, un gesto pieno di significato che arricchisce il contesto gastronomico di elementi culturali.

La sua partecipazione a tali rituali non è solo un’esperienza da condividere, ma è anche un modo per guadagnarsi la fiducia di una comunità che conserva legami profondi con le sue tradizioni. Ruschioni ha compreso che il mondo di oggi è cambiato e che anche le pratiche alimentari più antiche devono trovare un modo per adattarsi, senza però perdere la loro essenza. Nonostante ci siano critiche da parte di settori che abbracciano stili di vita alternativi, Ruschioni cerca di affermare la necessità di una comprensione più sfumata. Riconosce che i riti legati alla macellazione non sono così lontani nel tempo e, per diverse persone, rappresentano un ricordo indelebile legato all’infanzia e alla vita di comunità.

Sanguinaccio e tradizione culinaria

In una delle prossime pubblicazioni, Michele Ruschioni presenterà un’altra interessante ricetta legata ai suoi incontri in Sardegna: la preparazione di un sanguinaccio. Questo piatto viene realizzato utilizzando il sangue dell’animale, raccolto e versato in un budello, successivamente cotto alla brace e servito su pane abbrustolito. La tradizione di utilizzare ogni parte del maiale è non solo un omaggio alla cultura gastronomica ma anche una pratica che minimizza gli sprechi e celebra la cucina autentica.

In questo modo, Ruschioni non si limita a narrare esperienze, ma diventa un ambasciatore della cultura enogastronomica italiana, promuovendo le storie e le tradizioni che spesso rischiano di svanire. Con il suo approccio rispettoso verso la cucina e la vita contadina, invita il pubblico a riflettere sulle proprie scelte alimentari, stimolando un dialogo su cosa significhi davvero mangiare in modo consapevole.