La serie “Adolescence“, disponibile su Netflix, affronta con coraggio e sincerità le sfide che i giovani devono affrontare oggi. Non si tratta solo di un dramma ben realizzato, ma di un’opera che invita i genitori e gli adulti a riflettere su una realtà spesso ignorata. Attraverso la lente di uno schermo, la serie mette in luce le insidie che si celano dietro la vita quotidiana degli adolescenti, rivelando come le dinamiche sociali e digitali influenzino profondamente il loro sviluppo.
La nuova faccia del pericolo: gli schermi e i social
Un tempo, i genitori si sentivano relativamente tranquilli sapendo che i propri figli erano al sicuro tra le mura domestiche. Oggi, però, il pericolo si presenta sotto forma di dispositivi elettronici e contenuti digitali. “Adolescence” mette in evidenza come i ragazzi siano sempre più influenzati da figure carismatiche sui social media, che offrono risposte semplici a domande complesse. La serie non si limita a raccontare una storia, ma ci costringe a confrontarci con la realtà di un’adolescenza che è cambiata radicalmente rispetto a quella degli anni Novanta.
Il protagonista non è un criminale, ma un giovane in cerca della propria identità, che si lascia guidare dai messaggi che riceve online. In un contesto in cui l’algoritmo diventa una sorta di genitore, i ragazzi si trovano a dover affrontare emozioni forti e complesse, come la rabbia e il senso di esclusione. La serie ci mostra come, in un mondo in cui la connessione è virtuale, la solitudine possa essere palpabile e devastante.
La solitudine degli adolescenti e il ruolo della famiglia
Uno dei temi centrali di “Adolescence” è la solitudine, non solo quella degli adolescenti, ma anche quella degli adulti. La famiglia, che dovrebbe essere il primo punto di riferimento, spesso si ritrova a guardare da lontano, incapace di comprendere il linguaggio e le esperienze dei propri figli. Gli adulti, pur essendo fisicamente presenti, sembrano parlare una lingua diversa, creando un divario che può risultare incolmabile.
La serie sottolinea l’importanza del gruppo di pari durante l’adolescenza. Questo gruppo diventa un faro per i ragazzi, influenzando la loro autostima e la loro percezione di sé. Tuttavia, i gruppi di oggi non si formano più nei parchi o nelle scuole, ma online, dove le dinamiche possono essere tossiche e pericolose. Jamie, il protagonista, si ritrova coinvolto in comunità come quella degli Incel, dove la rabbia e il vittimismo vengono alimentati da ideologie nocive.
La scuola e il suo ruolo assente
Nella narrazione di “Adolescence“, la scuola appare come un’entità distante e disinteressata. Gli insegnanti sembrano più preoccupati di seguire le regole burocratiche che di ascoltare i propri studenti. Questo approccio porta a un intervento tardivo e inefficace, lasciando gli adolescenti a combattere le proprie battaglie in solitudine.
La comunicazione tra generazioni è un altro aspetto cruciale. Gli adolescenti utilizzano un linguaggio e simboli che spesso sfuggono agli adulti, creando incomprensioni e frustrazioni. La serie mette in evidenza come, dietro le porte chiuse delle camere, si svolga una lotta silenziosa tra le aspettative familiari e il desiderio di essere accettati.
Un appello all’azione
“Adolescence” non si limita a raccontare una storia, ma lancia un chiaro messaggio: è fondamentale non aspettare che si verifichi una tragedia per agire. La presenza dei genitori deve essere attiva e consapevole, non basata su un controllo eccessivo, ma su un dialogo aperto e sincero. È essenziale che gli adulti si pongano domande difficili riguardo alla vita digitale dei propri figli e comprendano le influenze che li circondano.
Inoltre, è necessario che le istituzioni, le scuole e le piattaforme digitali assumano un ruolo più responsabile nella formazione dei giovani. Non possiamo permettere che siano solo gli algoritmi a determinare le regole della crescita. La serie ci invita a riflettere su come possiamo essere più presenti e attenti, per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.
“Adolescence” si presenta come uno specchio della nostra società, rivelando una generazione fragile e arrabbiata, educata attraverso schermi e like. La domanda finale della serie, “Ascolteremo? O aspetteremo che sia troppo tardi, di nuovo?”, non è solo retorica, ma un invito a prendere coscienza e a impegnarsi attivamente per il benessere dei giovani.
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