Il 10 febbraio rappresenta per l’Italia una data di profondo significato, dedicata al Giorno del Ricordo. Quest’anno, si celebra il cinquantesimo anniversario del Trattato di Osimo, che ha tolto ogni speranza di ritorno ai propri luoghi d’origine per numerosi italiani dell’Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia. In un contesto di rimozione e silenzio storico, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha richiamato l’importanza di ricordare le tragedie e le sofferenze vissute dalle comunità italiane durante e dopo la Seconda guerra mondiale.
Riflessioni sull’importanza del ricordo
Il termine “ricordare” affonda le proprie radici nel latino e in questo specifico contesto appare quasi come un atto di giustizia nei confronti di chi ha sofferto. Senza il ricordo, si rischia di perdere non solo la memoria storica, ma anche la propria identità culturale. Rocca ha sottolineato come, dal 1943 all’immediato dopo guerra, migliaia di italiani siano stati perseguitati. Il loro dramma, che si concretizzò in deportazioni, omicidi e una progressiva pulizia etnica, rappresenta un capitolo doloroso e spesso dimenticato della storia italiana, che merita di essere riaffermato nella coscienza collettiva.
Particolarmente emblematiche sono le parole del presidente quando parla del “colpo al cuore” subito da questi italiani, ma anche dell’importanza di ripercorrere i fatti, per capire che il ricordo non è solo privato, ma anche istituzionale. Il Giorno del Ricordo deve servire a mantenere viva la memoria di quelle vite spezzate, di quelle storie non ascoltate.
Il dramma delle foibe e il lungo silenzio
Le foibe rappresentano un simbolo tragico dell’epoca; nei mesi successivi all’Armistizio dell’8 settembre 1943, migliaia di italiani furono brutalmente assassinati dai partigiani di Tito. Un altro passaggio cruciale da analizzare è il rilascio nel 1945 da parte dell’allora premier Alcide De Gasperi di una lista di 2.500 nomi di deportati che sottolineava il dilagare della violenza e della repressione. Rocca ricorda che il numero reale degli italiani scomparsi supera di gran lunga le cifre ufficialmente registrate, con stime che parlano di almeno 10.000 vittime.
Le testimonianze di questi eventi terribili risultano essenziali per comprendere il dramma dell’esodo e delle fughe forzate, che coinvolsero circa 350.000 persone. Le famiglie furono costrette ad abbandonare le proprie case, trovandosi poi a vivere in campi profughi. Di fatto, l’eco di questa tragedia si è amplificata negli ultimi anni, con una parziale apertura alla memoria di quegli eventi storici che per troppo tempo erano rimasti avvolti nel silenzio.
La creazione del Museo del Ricordo
Un passo significativo è rappresentato dalla realizzazione del Museo del Ricordo a Roma, un progetto sostenuto dalla Regione Lazio in collaborazione con il Ministero della Cultura. Rocca ha espresso orgoglio per questa iniziativa, che ha come obiettivo quello di preservare e divulgare la memoria collettiva di un’epoca difficile. La presenza di decine di migliaia di esuli che hanno trovato rifugio nella capitale evidenzia il legame profondo che esiste tra Roma e la storia dell’Istria e della Dalmazia.
Il Museo ha la missione di raccogliere e raccontare le storie di chi ha sofferto, offrendo uno spazio di riflessione e di conoscenza sia per le generazioni attuali, sia per quelle future. L’intento è chiaro: non lasciare che tanta sofferenza cada nell’oblio. La volontà di mantenere viva la memoria assume nuova forma attraverso un’istituzione che non rappresenta solo un luogo fisico, ma un punto di riferimento per il ricordo e la consapevolezza storica.
Attraverso il Giorno del Ricordo e iniziative come il Museo, si punta a rendere giustizia a una storia complessa, affinchè i temi dell’identità e della memoria restino sempre presenti nel dibattito pubblico, accertando che gli orrori del passato non possano ripetersi.