L’arte ha sempre cercato di catturare l’essenza della vita, e tra gli artisti che hanno saputo esprimere al meglio questa aspirazione c’è Constantin Brancusi. Fino all’11 maggio 2025, Roma ospiterà la mostra “Brancusi: scolpire il volo” presso le Uccelliere Farnesiane, una rassegna che mette in luce il rapporto profondo che l’artista rumeno aveva con il tema degli uccelli, simboli di legame tra il terrestre e il celeste. Questa esposizione, frutto della collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo e il Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, si propone di esplorare il bestiario brancusiano attraverso opere iconiche e modalità espressive.
La prima sezione: la scultura tra simbolismo e realismo
Nella prima parte della mostra, gli visitatori possono immergersi nel mondo delle sculture di Brancusi, con pezzi emblematici che raccontano l’evoluzione del linguaggio artistico del maestro. Tra le opere più significative troviamo “Il Gallo” , “L’Uccellino” e “Leda” . In queste creazioni, Brancusi non si limita a riprodurre l’immagine degli uccelli ma persegue un obiettivo più elevato: trasmettere l’essenza dell’animale attraverso una semplificazione formale e un’intaglio diretto della materia. La sua concezione dell’arte si esprime in maniera chiara nell’affermazione “Non è l’uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo, lo slancio”.
Questa visione innovativa segna un’importante rottura con le convenzioni del tempo, permettendo al pubblico di percepire non solo la figura degli animali, ma anche le emozioni e i simboli ad essi associati. Le opere esposte offrono un viaggio visivo profondo, che invita a riflessioni sulla libertà, il movimento e il desiderio di trascendere i confini terreni. Brancusi, così, non celebra solo l’uccello, ma anche il concetto di volo e la sua sacralità.
La seconda sezione: fotografia e cinema al servizio dell’arte
Nella seconda parte della mostra, lo spettatore viene catturato da un’altra dimensione del lavoro di Brancusi, quella legata alla fotografia e al cinema. Negli anni ’20 e ’30, l’artista si dedicò a queste forme espressive che gli consentirono di esaltare e documentare le sue celebri sculture. Attraverso immagini e proiezioni, il pubblico avrà modo di vedere come Brancusi fosse in grado di catturare non solo la forma fisica delle sue opere, ma anche le vibrazioni emozionali che queste emanano.
Le fotografie, curate da Alfonsina Russo, Philippe-Alain Michaud, Maria Laura Cavaliere e Daniele Fortuna, offrono una prospettiva unica sul lavoro dell’artista, mettendo in risalto la plasticità e la luce delle sue creazioni. Utilizzando la macchina fotografica come strumento di ricerca e di comunicazione, Brancusi riesce a trasmettere l’energia e la vitalità delle sue sculture, rendendo visibile al pubblico il messaggio profondo che queste opere portano con sé. La simbiosi tra scultura e media visivi permette di esplorare non solo le opere stesse ma anche il contesto e la tempistica in cui l’artista creò, facendo emergere una nuova comprensione del suo lavoro.
Questa mostra a Roma non è semplicemente un’esposizione d’arte, ma un’occasione per riflettere sull’operato di un grande maestro del ‘900 e sul legame eterno tra gli esseri umani e la natura.