La polemica sul murales di Gramsci: un monologo riflette sul legame tra generazioni e politica

Il monologo “Gramsci Gay”, in scena dal 12 al 16 febbraio al Teatro delle Moline, esplora l’eredità di Antonio Gramsci e il divario tra giovani e politica attraverso un confronto generazionale.
La polemica sul murales di Gramsci: un monologo riflette sul legame tra generazioni e politica La polemica sul murales di Gramsci: un monologo riflette sul legame tra generazioni e politica

La data del 10 novembre 2019 rimarrà impressa nella memoria di chi si occupa di cultura e politica. In quella notte, il murales che ritraeva il volto di Antonio Gramsci, affisso al muro del carcere di Turi, subì un atto di vandalismo. Un “Gay“, scritto con pittura acrilica rossa, deturpava la figura di un filosofo che aveva passato cinque dei suoi dieci anni di detenzione in quel luogo, dando vita a una vasta opera intellettuale, “Quaderni dal Carcere“. Questo gesto ha scatenato un dibattito che ha ispirato il drammaturgo Iacopo Gardelli, il regista Matteo Gatta e l’attore Mauro Lamantia a dar vita a “Gramsci Gay“, un monologo in due quadri, in programma dal 12 al 16 febbraio presso il Teatro delle Moline di Bologna.

Un confronto tra passato e presente

Il monologo, diviso in due atti, invita il pubblico a riflettere sull’eredità di Gramsci e sull’attuale disconnessione tra i giovani e il mondo politico. La prima parte dello spettacolo si svolge nel 1920 e ritrae un giovane Antonio Gramsci mentre si confronta con gli operai di Torino. In questa sezione, il drammaturgo illustra le battaglie e le speranze di un’epoca in cui le lotte sociali erano intessute di ideali di giustizia e uguaglianza.

La seconda parte, al contrario, catapulta gli spettatori ai giorni nostri, introducendo Nino Russo, il protagonista del vandalismo al murales, sorpreso e portato in commissariato. Quest’interrogatorio, diverso dai consueti confronti che si potrebbero immaginare, si trasforma in un intenso scambio di parole, in cui la lingua e il modo di esprimersi di Nino contrastano nettamente con quelli di Gramsci.

La dialettica tra linguaggi e culture

Gardelli, riguardo a Nino, evidenzia come il linguaggio utilizzato dal personaggio fosse il fulcro della ricerca artistica. Passare dalla parola “misurata e aguzza” di Gramsci a una “imprecisa e colorata”, impregnata di frasi dialettali e luoghi comuni, rappresenta un simbolo del cambiamento culturale e generazionale. L’autenticità delle improvvisazioni, suggerisce Gardelli, ha permesso di catturare le sfumature del linguaggio contemporaneo, proponendo un parallelo tra un’epoca e l’altra attraverso l’arte teatrale.

Il monologo sfrutta lo “stratagemma kafkiano” dell’interrogatorio per dare vita a una sorta di dialogo interno tra diverse visioni del mondo, facendo emergere le incertezze e le frustrazioni dei giovani di oggi. In questo contesto, lo spettatore è invitato a considerare il significato dell’arte e dell’impegno politico, nonché l’eredità di un pensatore che, a distanza di decenni, continua a stimolare riflessioni sull’identità sociale e politica.

Un evento da non perdere al Teatro delle Moline

Gramsci Gay“, per la sua proposta audace e per il modo in cui affronta temi di rilevanza sociale, promette di essere uno spettacolo coinvolgente, capace di stimolare la conversazione attorno ai suoi contenuti. Gli spettacoli si svolgeranno dal 12 al 16 febbraio, offrendo al pubblico un’opportunità unica di riflessione su questioni che toccano da vicino il nostro presente. La scelta di collocare i due quadri in opposizione temporale permette di riflettere su quanto i temi di giustizia sociale continuino ad essere attuali, spronando le nuove generazioni a trovare il loro posto nel dibattito pubblico.