Un legame sorprendente tra musica e artigianato emerge dalla recente finale del Festival di Sanremo, dove il cantautore Lucio Corsi ha utilizzato una chitarra unica nel suo genere. Questo strumento, creato dal liutaio Antonio Vandrè Pioli, rappresenta non solo un pezzo di storia musicale italiana, ma anche una vita vissuta tra mille esperienze. La figura di Wandrè, quasi sconosciuta al grande pubblico, si intreccia con quella di Corsi, rivelando un mondo di creatività e passione.
Lucio Corsi e la chitarra Wandrè
Durante la finale di Sanremo, Lucio Corsi ha condiviso un messaggio sui social, esprimendo il suo entusiasmo per l’uso della chitarra Wandrè: «Stasera mi vesto chitarra Wandrè. Per l’ultima notte all’Ariston serve tirare fuori Excalibur dalla custodia». Questo riferimento non è casuale, poiché la chitarra Rock Oval, utilizzata da Corsi, è un simbolo di innovazione e arte. Nonostante non abbia vinto il festival, Corsi ha conquistato il cuore del pubblico con la sua autenticità e il suo stile. La chitarra, frutto del lavoro di Wandrè, ha contribuito a dare voce alla sua esibizione, rendendo omaggio a un maestro dell’artigianato musicale.
La vita di Antonio Vandrè Pioli
Nato nel 1926 a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, Antonio Vandrè Pioli ha vissuto una vita ricca di esperienze. Marco Ballestri, autore della biografia “Wandrè l’artista della chitarra elettrica”, descrive Wandrè come una persona che ha vissuto «tante vite in una sola». Oltre a essere un liutaio, è stato partigiano, giornalista, autore di testi teatrali, imprenditore e operaio. La sua passione per la musica lo ha portato a dedicarsi alla costruzione di chitarre elettriche dal 1957 al 1968, un periodo in cui in Italia non esistevano ancora strumenti simili.
Wandrè ha creato chitarre che non erano solo strumenti musicali, ma vere e proprie opere d’arte. La sua visione innovativa lo ha spinto a utilizzare materiali come plastica e alluminio, anticipando le tendenze psichedeliche degli anni Sessanta. Le sue creazioni si distinguevano per colori vivaci e forme eccentriche, ispirate a fenomeni culturali e sociali. La Rock Oval, utilizzata da Corsi, è un esempio di come Wandrè riuscisse a fondere arte e musica, rendendo ogni chitarra un mezzo per esprimere emozioni.
L’eredità di Wandrè e il gruppo dei Partigiani
Il gruppo dei Partigiani di Wandrè, fondato da amici e appassionati, si dedica al recupero e al restauro degli strumenti di Wandrè, mantenendo viva la sua memoria attraverso eventi e mostre. Marco Ballestri, membro del gruppo, ha sottolineato l’importanza di far conoscere al pubblico il lavoro di Wandrè. La chitarra consegnata a Lucio Corsi in occasione di Sanremo rappresenta un legame tra passato e presente, un modo per riportare alla luce il talento di un liutaio che ha influenzato molti artisti, da Adriano Celentano a Bob Dylan.
La fabbrica rotonda e l’innovazione di Wandrè
Nel 1960, Wandrè ha creato una fabbrica innovativa, definita da Ballestri come una vera utopia. La sua fabbrica rotonda produceva chitarre e bassi elettrici, rompendo con le convenzioni del lavoro tradizionale. Gli operai non avevano orari fissi e potevano utilizzare i macchinari per progetti personali. Questa libertà creativa era in linea con la visione di Wandrè, che considerava il lavoro come una forma di costrizione. Tuttavia, la sua attività ha incontrato difficoltà economiche, portando al fallimento nel 1968. Nonostante le sue capacità artistiche, Wandrè non aveva doti imprenditoriali e spesso non rispettava le richieste dei clienti.
Dopo la chiusura della sua fabbrica, Wandrè si allontanò dal mondo della musica, nascondendo il fallimento del suo sogno. Morì nel 2004, ma il suo lascito vive attraverso le chitarre che ha creato. Come Excalibur, i suoi strumenti sono rimasti dimenticati fino a quando Lucio Corsi non ha riportato alla luce il loro valore artistico e culturale, dimostrando che la musica e l’artigianato possono continuare a ispirare generazioni future.