Polemica sul restauro del teatro antico di Catania: le gradinate in muratura suscitano preoccupazioni

Il restauro del teatro romano di Catania, avviato nel 2025, genera polemiche tra esperti e associazioni culturali per l’uso di materiali inadeguati e la gestione del patrimonio archeologico.
Polemica sul restauro del teatro antico di Catania: le gradinate in muratura suscitano preoccupazioni Polemica sul restauro del teatro antico di Catania: le gradinate in muratura suscitano preoccupazioni
Polemica sul restauro del teatro antico di Catania: le gradinate in muratura suscitano preoccupazioni - unita.tv

Il restauro del teatro romano di Catania ha scatenato un acceso dibattito tra esperti e associazioni culturali. Mentre i lavori di integrazione delle gradinate mancanti procedono, le critiche si concentrano sulle modalità di intervento e sulle autorizzazioni necessarie. La questione solleva interrogativi sulla compatibilità dei materiali utilizzati e sulla gestione del patrimonio archeologico.

Il restauro in corso e le reazioni

Nell’area archeologica del teatro romano di Catania, gli operai sono attivamente impegnati nella sostituzione delle gradinate in legno con nuove strutture in muratura. La presenza di attrezzature come betoniera e carriole è evidente a chi visita il sito, che è uno dei più importanti della Sicilia. Con un diametro di 80 metri e una capienza di circa settemila spettatori, il teatro è un simbolo della storia catanese, risalente all’età romana. Tuttavia, l’intervento ha sollevato polemiche riguardo alla scelta dei materiali e alla sicurezza delle nuove gradinate.

Simona Modeo, archeologa e vice presidente di SiciliAntica, ha espresso preoccupazioni sulla compatibilità dei materiali utilizzati per il restauro. Ha chiesto chiarimenti alla Soprintendenza per i beni culturali di Catania, sottolineando l’importanza di rispettare le normative vigenti in materia di tutela del patrimonio culturale. La Soprintendenza ha il compito di autorizzare i lavori e garantire che vengano seguite le procedure corrette.

Le critiche delle associazioni culturali

Le critiche non si limitano a SiciliAntica. Italia Nostra, un’associazione con oltre settant’anni di storia nella conservazione del patrimonio culturale, ha sollevato dubbi sull’appropriatezza dell’intervento. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia, ha messo in discussione l’uso di pietra calcarea bianca e cemento per l’integrazione delle gradinate, ritenendo che tali scelte possano compromettere l’integrità del monumento. Janni ha richiesto chiarimenti sulle autorizzazioni ricevute e ha evidenziato la necessità di un approccio più rispettoso nei confronti del patrimonio storico.

La critica si estende anche alla gestione del Parco archeologico di Catania, che, secondo Modeo, non è diretto da un archeologo. Questa situazione, unita alla mancanza di competenze specialistiche nella gestione pubblica, solleva interrogativi sulla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico siciliano. La denuncia di una gestione inadeguata è un tema ricorrente tra le associazioni, che chiedono maggiore attenzione e rispetto per le competenze degli esperti nel settore.

La posizione di Archeoclub d’Italia

In un contesto di opinioni contrastanti, Archeoclub d’Italia ha adottato una posizione più conciliatoria. Francesco Finocchiaro, architetto del dipartimento nazionale architettura e paesaggi dell’associazione, ha sottolineato l’importanza di interventi di riuso e ricomposizione nei siti archeologici. Secondo Finocchiaro, è fondamentale trovare un equilibrio tra antichità e modernità, e il progetto di restauro dovrebbe essere condiviso e ben pianificato. Ha citato esempi di restauri storici che hanno saputo integrare elementi nuovi senza compromettere l’identità del monumento.

Finocchiaro ha anche messo in evidenza la necessità di una comunicazione chiara con il pubblico riguardo ai lavori in corso, per garantire una comprensione condivisa delle scelte progettuali. La dialettica tra conservazione e innovazione è un tema complesso e richiede un approccio che consideri le diverse esigenze e aspettative della comunità.

La risposta del Parco archeologico e della Soprintendenza

Giuseppe D’Urso, direttore del Parco archeologico di Catania, ha difeso l’intervento, spiegando che la sostituzione delle gradinate in legno era necessaria per motivi di sicurezza. Ha chiarito che le nuove gradinate in pietra sono realizzate con materiali simili a quelli già presenti e che l’obiettivo è garantire la fruibilità del sito senza compromettere la sua integrità storica. D’Urso ha anche affermato che il progetto è stato supervisionato da un ingegnere e che un archeologo è coinvolto nel processo.

La Soprintendenza di Catania ha rimandato le richieste di chiarimento al dipartimento regionale dei beni culturali, sottolineando che non rilascia dichiarazioni dirette. Questo ha alimentato ulteriormente le polemiche, poiché molti ritengono che la mancanza di trasparenza possa minare la fiducia del pubblico nei confronti delle istituzioni responsabili della tutela del patrimonio culturale.

La storia travagliata del teatro di Catania

La questione del restauro del teatro antico di Catania si inserisce in una lunga e complessa storia di interventi archeologici. Il teatro, che ha subito numerosi scavi e restauri nel corso dei secoli, è stato oggetto di una delle più grandi imprese archeologiche del secondo dopoguerra, con l’abbattimento di un intero quartiere per liberare il monumento. Tuttavia, molti degli interventi passati non sono stati portati a termine e il teatro ha vissuto periodi di chiusura e riapertura, riflettendo le sfide nella gestione del patrimonio culturale.

Questa storia, caratterizzata da alti e bassi, evidenzia l’importanza di un approccio attento e rispettoso nei confronti dei siti storici. La questione attuale del restauro delle gradinate è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che continua a suscitare dibattiti e interrogativi sulla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico catanese.