L’Iran ha aperto la possibilità di negoziati indiretti con gli Stati Uniti riguardo al suo programma nucleare, mantenendo però una posizione ferma nei confronti dei Paesi vicini che ospitano basi americane. Un alto funzionario iraniano ha confermato a Reuters che l’Oman potrebbe fungere da intermediario in queste comunicazioni, mentre il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha espresso scetticismo sui negoziati diretti, considerandoli privi di significato a causa delle minacce americane. La situazione si complica ulteriormente con le tensioni regionali e le minacce di attacchi militari.
La posizione dell’iran sui negoziati
L’Iran ha chiarito che, pur non volendo negoziare direttamente con gli Stati Uniti, è aperto a forme di dialogo che possano portare a una risoluzione pacifica delle tensioni. Abbas Araghchi ha sottolineato che i negoziati diretti sarebbero privi di senso, poiché gli Stati Uniti continuano a minacciare l’uso della forza, violando così la Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, il ministro ha ribadito l’impegno dell’Iran nel dialogo, affermando che il Paese è pronto a esplorare la via dei negoziati indiretti per dissipare le incomprensioni e risolvere le differenze.
Il funzionario ha anche messo in evidenza che, sebbene il percorso dei negoziati indiretti possa risultare complesso, rappresenta un’opportunità per valutare la serietà degli Stati Uniti nel cercare una soluzione politica. L’Iran, pur mantenendo una posizione ferma sulla difesa dei propri interessi e della propria sovranità, è disposto a considerare un dialogo che possa portare a un accordo.
Le minacce americane e le reazioni regionali
Le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump riguardo a potenziali attacchi all’Iran hanno suscitato preoccupazioni tra i Paesi della regione. Teheran ha avvertito i suoi vicini, tra cui Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Bahrein, che qualsiasi supporto a un attacco americano sarebbe considerato un atto di ostilità. Un alto funzionario iraniano ha avvertito che le conseguenze di tali azioni sarebbero gravi per i Paesi coinvolti.
In risposta a queste minacce, l’ayatollah Ali Khamenei ha messo le forze armate iraniane in stato di massima allerta. I media statali iraniani hanno riportato che il Kuwait ha rassicurato Teheran, dichiarando che non avrebbe avallato alcuna azione aggressiva dal proprio territorio. Questo scenario di tensione ha spinto l’Iran a prepararsi a qualsiasi eventualità, mantenendo una postura difensiva.
L’incognita russa e il ruolo dell’oman
La Russia ha espresso la propria contrarietà alle minacce militari da parte degli Stati Uniti, invitando tutte le parti a moderare le loro posizioni. Tuttavia, un funzionario iraniano ha manifestato scetticismo riguardo all’impegno della Russia nei confronti dell’Iran, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump. Questo scetticismo potrebbe influenzare la dinamica dei negoziati sul programma nucleare.
Un alto funzionario iraniano ha rivelato che un primo round di colloqui potrebbe coinvolgere mediatori omaniti, che avrebbero il compito di facilitare la comunicazione tra Teheran e Washington. Khamenei ha già autorizzato il ministro degli Esteri e il suo vice a partecipare a questi colloqui, sottolineando l’importanza di sfruttare una finestra temporale di due mesi per raggiungere un accordo. Tuttavia, l’incognita rappresentata da Israele, che potrebbe lanciare un attacco, complica ulteriormente la situazione.
La questione del programma nucleare iraniano rimane quindi al centro di un delicato equilibrio di potere nella regione, con le potenzialità di negoziati indiretti che potrebbero aprire a nuove opportunità, ma anche a rischi significativi.
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