La Striscia di Gaza sta vivendo un momento di crisi estrema, con bombardamenti incessanti che colpiscono anche le aree destinate all’assistenza umanitaria. Le parole di Sami Abu Omar, cooperante di ACS, offrono uno sguardo diretto sulla devastazione e sulla mancanza di cibo e risorse. La situazione è critica e richiede un’attenzione urgente da parte della comunità internazionale.
La devastazione dei bombardamenti
Sami Abu Omar, in un messaggio vocale, descrive la gravità della situazione a Gaza. “Gli aerei israeliani stanno bombardando ovunque”, afferma, sottolineando che il primo giorno di attacchi ha provocato la morte di 400 persone, seguite da altre 150 nei giorni successivi. Solo nelle ultime ore, altre 89 vittime sono state registrate, con un numero crescente di donne e bambini tra i deceduti. “Più di 200 bambini e circa 80 donne sono stati uccisi”, continua Sami, evidenziando l’impatto devastante sui civili.
La chiusura dei valichi da 20 giorni ha aggravato ulteriormente la situazione. “Non entra nulla nella Striscia, né cibo né carburante. Stiamo di nuovo morendo di fame”, denuncia il cooperante. La mancanza di aiuti umanitari è un problema cruciale, mentre l’esercito israeliano ha impedito l’accesso a cooperanti e medici internazionali, rendendo impossibile fornire assistenza a chi ne ha bisogno.
Attacchi contro operatori umanitari
La situazione è ulteriormente complicata dagli attacchi diretti contro le strutture umanitarie. Recentemente, un bombardamento ha colpito il quartier generale delle Nazioni Unite, causando la morte di un operatore umanitario ucraino e ferendo gravemente altri cinque membri del personale. Questi eventi rappresentano una violazione delle norme internazionali e un chiaro segnale della precarietà della situazione a Gaza.
Mohammad Ahmad Abu Marshood, ingegnere e coordinatore di ActionAid presso l’ospedale Al Awda, è stato tra le vittime degli attacchi. La sua morte, insieme a quella di molti membri della sua famiglia, ha suscitato indignazione e dolore. ActionAid ha espresso la propria devastazione per la perdita di un professionista impegnato nel supporto alla comunità, sottolineando l’assurdità di attaccare luoghi di cura.
La risposta della comunità internazionale
La comunità internazionale si trova di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti. Le organizzazioni umanitarie, come ActionAid, chiedono un intervento immediato per fermare gli attacchi e garantire un cessate il fuoco. “Gli ospedali dovrebbero essere luoghi di cura, non di orrore”, afferma l’organizzazione, esortando le autorità a garantire il rilascio degli ostaggi e l’afflusso di aiuti salvavita.
Il dottor Mohammed Salha, direttore ad interim dell’ospedale Al-Awda, ha descritto la devastazione e il dolore per la perdita di un collega. “Abbiamo perso uno dei nostri membri del team, ma continuiamo a fornire servizi alla popolazione”, ha dichiarato, esprimendo la speranza che la situazione migliori. Tuttavia, le nuove evacuazioni ordinate da Israele nelle aree orientali di Gaza alimentano i timori di un’ulteriore escalation del conflitto.
La prospettiva futura
La testimonianza di Sami Abu Omar mette in luce una realtà drammatica. “Ogni ora diventa più difficile, nessuno è salvo”, afferma, mentre la risposta di Hamas agli attacchi israeliani complica ulteriormente la situazione. Le famiglie, già sfollate, si trovano costrette a fuggire nuovamente, senza un posto sicuro dove andare.
La crisi a Gaza richiede un’azione immediata e coordinata da parte della comunità internazionale. La situazione attuale è insostenibile e la sofferenza dei civili deve essere al centro dell’attenzione globale.
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