Confronto acceso nello Studio Ovale
L’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è trasformato in un confronto di inaudita intensità. Lo Studio Ovale, tradizionale simbolo della diplomazia americana che ha ospitato innumerevoli leader stranieri in oltre due secoli, è stato teatro di un aspro scambio caratterizzato da urla, minacce e recriminazioni reciproche.
In seguito a questo scontro diplomatico, fonti dell’amministrazione hanno riferito al Washington Post che Trump sta valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari attualmente dirette verso l’Ucraina. Tale decisione potrebbe bloccare l’invio di miliardi di dollari in radar, veicoli, munizioni e missili destinati al paese est-europeo.
Dichiarazioni incrociate dopo l’incontro
Dopo il confronto, Trump ha dichiarato di volere un “cessate-il-fuoco immediato in Ucraina”, aggiungendo: “Ho avuto l’impressione che Zelensky voglia lottare, lottare, lottare. Io e Putin vogliamo la pace”. Il presidente americano ha inoltre affermato che il leader ucraino “deve dirmi che vuole la pace, che non vuole fare la guerra più”.
In un’intervista successiva a Fox News, Zelensky ha risposto: “Non devo nessuna scusa a Trump” sottolineando che “certe conversazioni non andrebbero fatte di fronte ai media, con tutto il rispetto per la democrazia e la stampa libera”. Il presidente ucraino ha poi espresso gratitudine verso gli Stati Uniti: “Sono molto grato agli Stati Uniti per il loro sostegno. Ci avete aiutato a sopravvivere”. Ha inoltre rimarcato che “nessuno vuole la fine della guerra più di noi”, ma che “una tregua senza garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti è un tema molto delicato per la mia gente”.
Dinamica dell’incontro teso
Il colloquio, durato appena venti minuti ad altissima tensione, si è svolto alla presenza di reporter e membri del governo americano visibilmente sorpresi. Trump e il suo vice JD Vance hanno messo all’angolo Zelensky, il quale, anche per la mancanza di un interprete (solitamente presente in occasioni ufficiali), non è riuscito a rispondere adeguatamente.
L’incontro si è concluso con la partenza anticipata di Zelensky dalla Casa Bianca, senza conferenza stampa e senza la firma sull’intesa prevista riguardante le terre rare. Soprattutto, non è stato raggiunto alcun accordo che potesse favorire la pace in Ucraina.
Escalation delle tensioni
Il vicepresidente Vance ha accusato Zelensky di mancare di rispetto agli Stati Uniti, ricordandogli la visita in Pennsylvania durante l’ultima campagna elettorale a bordo dell’Air Force One di Joe Biden. “Dovresti ringraziare il presidente per aver cercato di coinvolgerti in questo colloquio”, ha attaccato l’ex senatore dell’Ohio.
In risposta, il presidente ucraino ha tentato di sensibilizzare Trump sul dramma vissuto dal suo popolo: “Sei mai stato in Ucraina? Voi avete un bell’oceano e non sentite gli effetti della guerra ma li sentirete”, ha avvertito.
A questo punto Trump, rimasto inizialmente in silenzio durante gli attacchi del suo vice, è intervenuto duramente: “Non dirci cosa proveremo, noi staremo bene e saremo forti”, arrivando ad accusare Zelensky di “giocare con la terza guerra mondiale“. Il presidente americano ha quindi lanciato un ultimatum: “O fai un accordo o noi ci tiriamo fuori“, aggiungendo che “senza le nostre armi avresti perso la guerra in 15 giorni”.
Reazioni internazionali
La premier italiana Giorgia Meloni ha proposto un “immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall’Ucraina”. Ha sottolineato che “ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà”.
Il presidente francese Emmanuel Macron è stato tra i primi leader europei a reagire: “C’è un aggressore russo, bisogna rispettare chi lo combatte dall’inizio”, ha dichiarato.
Anche il premier polacco e presidente di turno dell’UE, Donald Tusk, ha espresso solidarietà scrivendo su X: “Caro Zelensky e cari amici ucraini, non siete soli”.
Da Mosca, l’ex presidente Dmitri Medvedev ha commentato con toni sarcastici, sostenendo che “il regime di Kiev sta giocando con la terza guerra mondiale”.
Prospettive future
Dopo il fallimento dell’incontro e degli accordi previsti (la Casa Bianca ha confermato che neppure l’intesa sui minerali è stata siglata), l’unica possibilità per la pace sembra essere la ripresa del dialogo tra Washington e Kiev attraverso canali meno ufficiali, eventualmente tramite il dipartimento di Stato guidato da Marco Rubio, considerato uno dei più convinti sostenitori dell’Ucraina tra i repubblicani nell’amministrazione americana.
La situazione rimane estremamente delicata, con l’Europa sotto shock e la Russia che osserva gli sviluppi con evidente soddisfazione per le divisioni emerse nel fronte occidentale.