Domani, la Corte Costituzionale italiana si riunirà per discutere un tema delicato e controverso: il suicidio assistito. Questa udienza pubblica rappresenta la quarta volta che la questione viene portata all’attenzione dei giudici, con i relatori VIGANÒ e ANTONINI pronti a esaminare i casi di una donna malata di cancro e di un uomo affetto da Parkinson. Entrambi hanno cercato aiuto da MARCO CAPPATO, attivista dell’Associazione LUCA COSCIONI, per poter accedere al suicidio assistito in Svizzera, poiché in Italia non avevano diritto a tale opzione nonostante le loro condizioni terminali.
I casi in discussione: malattia e richiesta di aiuto
I due pazienti, la donna e l’uomo, si sono rivolti a Marco Cappato per ricevere supporto nella loro decisione di porre fine alle loro sofferenze. Cappato, noto per il suo attivismo in favore del diritto all’eutanasia e al suicidio assistito, ha accompagnato i due malati in Svizzera, dove hanno ricevuto assistenza per il suicidio assistito in una struttura autorizzata. Questo atto ha portato Cappato a presentarsi presso i carabinieri di Milano, dove ha dichiarato di aver facilitato il loro accesso a questa pratica, che in Italia è ancora oggetto di dibattito legale e morale.
La questione è emersa in seguito a un’autodenuncia di disobbedienza civile da parte di Cappato, che ha sollevato interrogativi sulla legittimità dell’articolo 580 del Codice penale italiano. Questo articolo prevede pene da 5 a 12 anni di reclusione per chi aiuta un’altra persona a suicidarsi, a meno che non si tratti di un paziente terminale in trattamento di sostegno vitale. Tuttavia, i due malati non erano in tali condizioni, il che ha portato il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano a sollevare la questione di legittimità costituzionale.
La questione di legittimità costituzionale
Il dibattito si concentra sull’articolo 580 del Codice penale, che punisce l’aiuto al suicidio. La Corte Costituzionale dovrà valutare se questo articolo violi i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione italiana. In particolare, il Tribunale di Milano ha evidenziato una potenziale violazione degli articoli 2, 3, 13, 32 e 117 della Costituzione, così come degli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
La questione centrale riguarda se i requisiti per accedere al suicidio assistito, come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, siano stati rispettati. I difensori delle parti coinvolte, tra cui gli avvocati di Cappato e quelli dei due malati, discuteranno se la mancanza di un trattamento di sostegno vitale debba escludere automaticamente l’accesso a questa opzione. Inoltre, si esaminerà la disparità di trattamento tra pazienti in condizioni simili, ma con diverse tipologie di malattia.
Diritti e dignità: il dibattito etico
Il caso solleva interrogativi importanti riguardo al diritto all’autodeterminazione e alla dignità della persona. I legali delle parti coinvolte porteranno avanti argomentazioni sulla presunta violazione del diritto di ogni individuo di decidere riguardo alla propria vita e alle proprie scelte terapeutiche. Sarà discusso anche il tema della dignità umana, che potrebbe essere compromessa dalla legislazione attuale, e l’ingiustificata interferenza nel diritto al rispetto della vita privata e familiare.
Questa udienza rappresenta un momento cruciale per il dibattito sul suicidio assistito in Italia e potrebbe avere ripercussioni significative sulla legislazione futura. La Corte Costituzionale si trova di fronte a una decisione che potrebbe cambiare il panorama legale riguardo a un tema così delicato e personale, toccando le vite di molti cittadini italiani e le loro famiglie.
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