Una coppia di papà originaria di Arezzo si trova attualmente in una situazione delicata dopo la nascita del loro bambino tramite gestazione per altri in California. Seguiti dall’avvocato Gianni Baldini, i due genitori affrontano il rischio di sanzioni penali e multe da capogiro se decidessero di rientrare in Italia. Questo caso rappresenta un potenziale banco di prova per la nuova legge sul reato universale relativo alla maternità surrogata.
Rischi legali al rientro in Italia
L’avvocato Gianni Baldini ha spiegato che, se la coppia decidesse di tornare in Italia, si troverebbe ad affrontare pene da due mesi a due anni di carcere e multe che possono variare da 600mila euro fino a un milione. La legge italiana, infatti, estende le sanzioni previste dalla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita anche alle coppie che ricorrono alla gestazione per altri all’estero. Questo aspetto rende la situazione particolarmente complessa, poiché la pratica della gestazione per altri è legale in ben 62 Paesi, tra cui gli Stati Uniti, dove avviene con garanzie sanitarie e economiche per la gestante.
Baldini sottolinea un cortocircuito giuridico senza precedenti: per perseguire penalmente un comportamento avvenuto all’estero, è necessaria la cosiddetta doppia incriminazione. Ciò significa che il comportamento deve essere considerato reato anche nel Paese in cui è stato commesso. Nel caso della California, la gestazione per altri è perfettamente legale, il che complica ulteriormente la questione legale per la coppia.
La cittadinanza del bambino e le implicazioni legali
Il bambino nato in California è cittadino americano per il principio del ius soli, ma il suo futuro status legale in Italia rimane incerto. Una delle opzioni per la coppia sarebbe quella di registrare il bambino solo come figlio del padre biologico, escludendo l’altro genitore da qualsiasi riconoscimento legale. Questa scelta, però, comporta delle conseguenze significative. Il secondo genitore potrebbe in futuro richiedere l’adozione, come avveniva prima dell’entrata in vigore della nuova legge. Tuttavia, la situazione si complica ulteriormente: un tribunale potrebbe considerare inidoneo all’adozione chi ha commesso un reato.
Secondo Baldini, i servizi sociali saranno chiamati a valutare la situazione, ma c’è il rischio che una condanna possa essere utilizzata per negare la genitorialità. Questo scenario evidenzia le difficoltà legali che la coppia deve affrontare e il potenziale impatto negativo sulla vita del bambino.
La scelta di rimanere all’estero e le prospettive future
Attualmente, la coppia non ha intenzione di tornare in Italia, poiché non esistono vie legali per rientrare senza rischiare gravi conseguenze penali. Baldini ha chiarito che la gravidanza è iniziata prima dell’entrata in vigore della legge sul reato universale, ma questo non cambia la situazione attuale. La coppia potrebbe non rimanere in California per sempre, ma non tornerà in Italia finché non ci sarà un quadro normativo più chiaro. La speranza è che, con un cambiamento nella governance, si possano rivedere le leggi attuali.
L’idea di un’autodenuncia è considerata altamente rischiosa, poiché non ci sono precedenti in tal senso. Baldini ha evidenziato che non è solo la coppia di Arezzo a trovarsi in questa situazione: si stima che ogni anno ci siano almeno 100 gestazioni per altri in Italia, coinvolgendo sia coppie eterosessuali che omogenitoriali. Questo numero, rispetto ai 17mila bambini nati da procreazione assistita ogni anno, è relativamente esiguo.
Le implicazioni della nuova legge sulla maternità surrogata
Secondo Baldini, la legge è stata concepita con l’intento di dissuadere e scoraggiare la maternità surrogata, ma il risultato è che si colpiscono i bambini, non gli adulti. Si pone quindi una questione cruciale riguardo ai diritti del minore, alla sua protezione e alla sua identità familiare. La norma attuale mina anche i principi costituzionali relativi alla libertà familiare.
In un contesto in cui le unioni civili sono riconosciute da anni e le famiglie omogenitoriali sono una realtà consolidata, questa legge appare come un passo indietro sia a livello culturale che giuridico. Baldini conclude con una nota di amarezza, evidenziando come la legislazione sembri più orientata a inviare un messaggio ideologico piuttosto che a tutelare realmente i diritti delle persone coinvolte.