L’industria della difesa europea: alleanze strategiche e sfide future

Nel 2025, l’Unione Europea investe 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa interna, mentre Leonardo collabora con Rheinmetall e Baykar per affrontare le sfide della sicurezza e dell’autonomia militare.
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L'industria della difesa europea: alleanze strategiche e sfide future - unita.tv

Il contesto geopolitico attuale ha spinto l’Europa a riconsiderare la propria strategia di difesa, con un focus crescente sulla produzione interna e sulle alleanze strategiche. La recente lezione di Mario Draghi ha trovato applicazione concreta in Leonardo, che ha avviato collaborazioni con importanti aziende del settore, come Rheinmetall, Baykar, Bae Systems e Thales. Queste intese mirano a rafforzare la capacità difensiva del continente, in un momento in cui la sicurezza è diventata una priorità.

La caduta di Melitopol e le conseguenze sul fronte della difesa

Nel 2022, Melitopol è stata tra le prime città ucraine a essere conquistata dalle forze russe, segnando un momento cruciale nell’invasione. I saccheggi hanno seguito immediatamente la cattura della città, con le truppe di Mosca che hanno rubato trattori e macchinari agricoli, tra cui quelli della John Deere, per inviarli in Cecenia. Tuttavia, i mezzi rubati non sono riusciti a operare, poiché la John Deere aveva disabilitato i veicoli da remoto. Questo episodio ha sollevato interrogativi su come gli equipaggiamenti militari statunitensi possano essere vulnerabili a simili manovre.

Le dichiarazioni di Christophe Gomart, ex capo dell’intelligence militare francese e attuale eurodeputato, hanno acceso il dibattito sull’esistenza di un sistema di blocco, noto come “kill switch“, sugli F-35. Gomart ha affermato che se gli Stati Uniti dovessero attaccare un territorio come la Groenlandia, i jet europei non potrebbero decollare senza l’approvazione del Pentagono. Questo ha sollevato preoccupazioni sulla dipendenza dell’Europa dagli armamenti americani e sulla capacità di operare autonomamente in caso di conflitto.

La dipendenza europea dall’industria della difesa americana

L’Europa ha storicamente fatto affidamento sull’industria della difesa statunitense, sia per la sicurezza garantita dall’alleanza atlantica sia per le forniture di armamenti. Attualmente, sette Paesi dell’Unione Europea hanno flotte aeree composte esclusivamente da aerei statunitensi. Le statistiche mostrano che, considerando anche gli ordini in corso, gli F-35 superano il numero degli Eurofighter europei. Secondo il SIPRI, tra il 2020 e il 2024, le importazioni di armi da parte dei Paesi NATO europei sono raddoppiate, con gli Stati Uniti che detengono il 53% del mercato.

Questa situazione ha spinto l’Unione Europea a pianificare un investimento di 800 miliardi di euro per rafforzare la propria difesa. L’obiettivo è quello di ridurre la dipendenza dagli armamenti americani e promuovere la produzione interna. Tuttavia, il passaggio dall’idea di autonomia alla sua realizzazione presenta sfide significative, non solo economiche ma anche di pianificazione e distribuzione delle risorse.

Le sfide della pianificazione e della produzione militare in Europa

L’analisi della spesa militare europea rivela che, nel 2024, l’Unione Europea supererà la Russia in termini di investimenti, ma la vera sfida risiede nella pianificazione strategica. Fabrizio Pagani, esperto del settore, sottolinea l’importanza di ordini pluriennali che possano garantire visibilità alle aziende e permettere loro di pianificare investimenti e capacità produttiva. La frammentazione politica e industriale dell’Europa rappresenta un ulteriore ostacolo, con la spesa militare distribuita su 30 progetti, rispetto ai 12 degli Stati Uniti.

Leonardo, in risposta a queste sfide, sta cercando di diventare il fulcro di alleanze strategiche nel settore della difesa. Le collaborazioni con Rheinmetall per i carri armati, Baykar per i droni e Bae Systems per i caccia di sesta generazione sono esempi di come l’azienda italiana stia cercando di consolidare la propria posizione nel mercato europeo. Queste joint-venture potrebbero portare a un significativo aumento degli ordini e del fatturato, specialmente se la domanda di armamenti in Europa continuerà a crescere.

Opportunità e rischi nell’industria della difesa europea

L’aumento della spesa per la difesa rappresenta un’opportunità per le aziende europee, ma comporta anche sfide considerevoli. Dopo anni di investimenti limitati, l’industria della difesa dovrà adattarsi rapidamente per soddisfare la crescente domanda. Leonardo sta valutando come incrementare la capacità produttiva, sfruttando gli impianti esistenti e considerando la riconversione di settori come quello automobilistico verso la difesa.

In Germania, Rheinmetall sta esplorando l’acquisizione di impianti di Volkswagen per trasformarli in fabbriche di carri armati. Questo approccio potrebbe stimolare l’economia, con previsioni che indicano un potenziale aumento del PIL europeo se i Paesi dell’UE aumenteranno la spesa per la difesa. Tuttavia, esperti avvertono che la corsa al riarmo potrebbe portare a conflitti futuri, distorcendo gli obiettivi economici e sociali.

L’impatto economico e finanziario delle spese per la difesa

L’impatto economico dell’aumento della capacità militare è incerto, ma quello finanziario è già evidente. Negli ultimi dodici mesi, l’indice delle azioni europee nel settore della difesa e dell’aerospazio ha registrato un incremento del 44%, con rialzi significativi per aziende come Rheinmetall e Leonardo. Paradossalmente, molti investitori provengono dagli Stati Uniti, il Paese che ha contribuito in modo sostanziale all’aumento della spesa per la difesa in Europa.

La situazione attuale evidenzia la necessità di un approccio equilibrato e strategico per affrontare le sfide future. L’industria della difesa europea si trova di fronte a un bivio: da un lato, la possibilità di crescere e diventare autonoma; dall’altro, il rischio di dipendere ulteriormente da fattori esterni e di non riuscire a soddisfare le esigenze di sicurezza del continente.