Il 8 e 9 giugno 2025 si svolgeranno importanti referendum riguardanti la cittadinanza e il lavoro, coincidenti con il secondo turno delle elezioni comunali. Questa tornata referendaria introduce la possibilità di votare anche per i cittadini che si trovano lontano dal proprio comune di residenza per motivi di studio, lavoro o salute. È fondamentale conoscere le modalità per richiedere il voto fuori sede, con una scadenza fissata per il 5 maggio.
Date e importanza del referendum
Il governo ha ufficializzato le date per il voto sui cinque referendum abrogativi, che si terranno in concomitanza con i ballottaggi delle elezioni amministrative. Il primo turno delle elezioni comunali avrà luogo il 25 e 26 maggio. È cruciale che il referendum raggiunga il quorum del 50% degli elettori, un obiettivo che si è rivelato difficile da raggiungere negli ultimi anni, specialmente tra il primo e il secondo turno delle elezioni. La novità di questa consultazione è la possibilità di voto per i cittadini fuori sede, una misura che mira a coinvolgere un numero maggiore di elettori.
Tradizionalmente, il sistema elettorale italiano prevede che ogni cittadino possa votare solo nel comune di residenza, limitando la partecipazione degli elettori che si trovano temporaneamente in altre località. Tuttavia, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto che consente a chi è domiciliato in un comune diverso per motivi di studio, lavoro o salute di esercitare il proprio diritto di voto. Questa modifica rappresenta un passo avanti verso una maggiore inclusione e partecipazione democratica.
Chi può votare fuori sede e come richiedere il voto
Possono votare fuori sede gli elettori che si trovano domiciliati in un comune diverso da quello di residenza da almeno tre mesi. Questo include studenti, lavoratori e persone in cura medica. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri stabilisce che gli elettori temporaneamente domiciliati possono esercitare il diritto di voto, a condizione che il periodo di domicilio ricada entro la data delle consultazioni referendarie.
La richiesta per votare nel comune di domicilio deve essere presentata entro il 5 maggio. Gli elettori possono fare domanda di persona, tramite un delegato o online, se il comune lo consente. È necessario fornire un documento d’identità, la tessera elettorale e una certificazione che attesti il motivo del domicilio. Il comune di domicilio, entro cinque giorni prima del voto, dovrà rilasciare un’attestazione con l’indicazione della sezione elettorale.
Documentazione necessaria per la richiesta di voto fuori sede
Per effettuare la richiesta di voto fuori sede, è necessario presentare alcuni documenti fondamentali. In primo luogo, è richiesto un documento d’identità valido e la tessera elettorale. Inoltre, è indispensabile fornire una certificazione che dimostri il motivo del domicilio, che può essere legato a studio, lavoro o cure mediche. La domanda può essere presentata direttamente presso il comune di domicilio, tramite un delegato o online, a seconda delle modalità previste dal comune stesso.
È importante rispettare le scadenze stabilite, poiché la richiesta deve essere effettuata entro il termine di 35 giorni prima della consultazione referendaria. La revoca della domanda è possibile fino a 25 giorni prima della data del voto. La tempestività nella presentazione della domanda è cruciale per garantire la propria partecipazione al voto.
I quesiti referendari su cittadinanza e lavoro
Nei referendum dell’8 e 9 giugno, gli elettori saranno chiamati a esprimersi su questioni fondamentali riguardanti la cittadinanza e il lavoro. Uno dei quesiti principali riguarda la modifica delle attuali normative sulla cittadinanza italiana, proponendo di ridurre il periodo di residenza legale continuativa richiesto per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni. Inoltre, la proposta prevede che la cittadinanza italiana venga automaticamente trasmessa ai figli minorenni.
Per quanto riguarda il lavoro, i referendum promossi dalla CGIL mirano a eliminare alcune disposizioni del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro introdotta durante il governo Renzi. Tra le questioni sollevate, vi è la richiesta di abrogare la legge che ha eliminato il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati ingiustamente, consentendo alle aziende di optare per un’indennità economica.
Altri quesiti si concentrano sulla cancellazione del tetto massimo di risarcimento per i lavoratori ingiustamente licenziati nelle piccole aziende e sull’abrogazione delle norme che liberalizzano i contratti a termine. Infine, si chiede l’eliminazione della norma che esonera l’impresa committente da responsabilità per i danni legati ai rischi delle aziende appaltatrici. Questi referendum rappresentano un’opportunità per gli elettori di influenzare significative modifiche legislative in ambito lavorativo e di cittadinanza.