L’istruzione pubblica a Roma si trova al centro di una nuova controversia, con gli istituti scolastici che iniziano a prendere misure legali contro le decisioni regionali riguardanti il dimensionamento delle scuole. L’istituto Alberto Sordi, situato nella piazza Gola del quartiere Talenti, ha deciso di presentare un ricorso al Tar per contestare il piano di accorpamento stabilito dalla Regione Lazio. Questo sviluppo nasce da preoccupazioni espresse da genitori e docenti, i quali temono che il cambiamento proposto non solo aumenterà il numero di studenti, ma potrebbe anche compromettere la qualità dell’istruzione.
Motivazioni del ricorso: un aumento insostenibile
I rappresentanti dell’istituto Alberto Sordi hanno recentemente incontrato l’assessore alla Scuola della Regione Lazio, Gianluca Schiboni. Durante questo incontro, hanno espresso le loro manifeste preoccupazioni riguardo alla decisione di passare da 640 a quasi 1400 studenti, un numero che supera il limite regionale di 1200 alunni per istituto. Secondo quanto riportato dai portavoce, la scuola sta già vivendo un aumento significativo delle iscrizioni nella secondaria. Questo incremento dimostra che l’istituto ha saputo costruire una comunità educativa inclusiva e in grado di rispondere alle esigenze del territorio.
Nel corso dell’incontro, i genitori e i docenti hanno sottolineato che un eccessivo aumento della popolazione studentesca potrebbe portare a nuove difficoltà operative e a un peggioramento del servizio educativo. La loro richiesta era di ricevere un ascolto adeguato da parte della Regione, ma la risposta dell’amministrazione è stata di mantenere fermo il piano originario senza alcuna possibilità di revisione.
La risposta della Regione: nessuna apertura al dialogo
L’assessore Schiboni ha mantenuto la sua posizione e non ha mostrato segnali di apertura rispetto alla richiesta di modifiche. I membri del Consiglio di istituto, presenti all’incontro, hanno riferito che non ci sarà alcuna delibera o rettifica alla decisione presa il 23 dicembre scorso. Si è indicato che modificare il piano attuale creerebbe un precedente per altre scuole, che potrebbero seguirne l’esempio e presentare simili ricorsi. In effetti, l’amministrazione regionale ha chiarito che il proseguimento degli accorpamenti rientra nelle diramazioni ministeriali, e le necessità operative devono essere soddisfatte “senza se e senza ma”.
Le convinzioni espresse dai genitori e dai docenti su questa questione includono la speranza di stabilire un dialogo costruttivo, capace di comprendere le peculiarità e le esigenze specifiche di ogni istituto. Tuttavia, il malcontento tra le famiglie è palpabile e il rappresentante del Consiglio di istituto ha ripetuto che, nonostante gli sforzi, il governo regionale non sembra intenzionato a rivedere la propria linea d’azione. A questo punto, le famiglie hanno deciso di procedere con il ricorso al Tar come ultima risorsa per opporsi al dimensionamento.
Un futuro incerto per l’istituto Alberto Sordi
La decisione di appellarsi al Tar rappresenta un passaggio cruciale non solo per l’istituto Alberto Sordi, ma anche per il futuro di altre scuole nella stessa situazione. Il ricorso potrebbe influenzare le dinamiche di gestione delle istituzioni scolastiche nella capitale e in tutto il Lazio. Diverse altre scuole sono già preoccupate per l’inevitabile conseguenza di questo accorpamento: una possibile perdita di identità e un “affollamento” poco sostenibile.
Il ricorso al Tar, dunque, non è solo una questione locale, ma una battaglia più ampia per preservare un sistema scolastico che possa rispondere adeguatamente alle esigenze di crescita e inclusione del territorio. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere l’evoluzione di questa vertenza e le ripercussioni che potrà avere su altri istituti in simili situazioni. Le famiglie restano in attesa di sviluppi e sperano che l’istanza possa portare a una riconsiderazione dell’intero piano di dimensionamento scolastico.