La questione della Terra dei Fuochi continua a sollevare preoccupazioni, specialmente dopo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. La discussione è tornata alla ribalta dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha evidenziato le lacune della gestione ambientale nella regione. Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente, ha criticato l’attuale governo per la mancanza di azioni concrete e per i cambiamenti nelle politiche di bonifica, denunciando anche un generale disinteresse verso un problema che persiste da decenni.
Critiche all’amministrazione Meloni
Sergio Costa, che ha guidato il Ministero dell’Ambiente durante il governo Conte I, ha espresso il suo disappunto riguardo all’approccio del governo Meloni alla questione Terra dei Fuochi. Secondo Costa, durante i suoi tre anni come ministro, sono stati attuati più interventi significativi rispetto ai cinquant’anni precedenti. Ha menzionato l’importanza della cabina di regia, creata per coordinare le azioni tra Stato, Regione Campania, Comuni e comitati locali, che ha portato alla creazione di misure specifiche per affrontare il problema. Di contro, Costa ha sottolineato come l’attuale governo abbia smantellato alcuni di questi coordinamenti.
La critica si è concentrata in particolare sulla cancellazione della direzione unica per le bonifiche, un passo che, secondo Costa, rappresenta una mancanza di impegno da parte del governo. È difficile non notare l’evoluzione negativa dall’implementazione delle norme ambientali, risalenti solo agli anni ’90, verso una gestione che non sembra rispettare le indicazioni giuridiche necessarie per affrontare in modo adeguato la crisi ambientale della Terra dei Fuochi.
Storia del disastro ambientale
Costa ha ricordato che le problematiche legate alla Terra dei Fuochi non sono nuove. Gli inquinamenti delle falde acquifere risalgono addirittura agli anni ’70, ma le misure legislative per affrontare l’emergenza ambientale sono state tardive. Fino al suo mandato come ministro, il problema era relegato a questioni giudiziarie piuttosto che a un’azione concreta di ripristino del territorio. L’ex ministro ha evidenziato come il primo piano d’azione serio fu messo in atto soltanto nel 2018, quando finalmente venne riconosciuta l’urgenza della situazione.
Costa ha anche evidenziato la colpevole assenza della questione ambientale nell’agenda politica fino a quel momento, desiderando ora un cambio di rotta che sia effettivo e non puramente formale. L’instaurazione di una cabina di regia e la nomina di un Commissario straordinario per la Terra dei Fuochi sono stati eventi significativi, ma Costa avverte che senza un’adeguata attuazione queste iniziative resteranno lettera morta.
Le dichiarazioni del ministro Pichetto Fratin
Durante la sua audizione presso la Commissione Ecomafie, Pichetto Fratin ha riconosciuto che quanto fatto fino ad ora non è sufficiente, rendendo chiaro che è necessario intensificare gli sforzi per il risanamento della zona. Ha sottolineato l’impegno del Ministero per rendere più rapidi i processi di intervento, ponendo un focus sulla responsabilità di tutti i livelli istituzionali coinvolti.
La posizione del ministro è che esista un’ampia strategia che contempla vari aspetti: dall’ambiente alla salute pubblica, fino alla sicurezza del territorio e al contrasto degli illeciti. Tuttavia, Costa ha ammesso che le parole di Pichetto Fratin non sono sufficienti a contrastare i ritardi evidenziati dalla Corte europea, la quale ha richiamato l’attenzione sulle mancanze e sull’inefficienza della pianificazione e dell’esecuzione degli interventi.
Le conseguenze della condanna della Corte europea
Pichetto Fratin ha dettagliato le opzioni che il governo sta considerando in risposta alla sentenza della Corte europea, che ha imposto misure non solo a livello nazionale, ma anche locali. Il ministro ha parlato di un’azione immediata che deve essere intrapresa, e dell’importanza di stabilire meccanismi di monitoraggio indipendenti e una piattaforma di informazione pubblica per garantire la sicurezza della popolazione coinvolta.
La Corte ha messo in evidenza che la lentezza e la mancanza di coordinamento da parte delle autorità competenti hanno creato un clima di sfiducia e indifferenza. La condanna impone all’Italia di agire senza indugi, un compito complesso ma necessario per affrontare le problematiche di inquinamento. I prossimi mesi saranno cruciali per vedere se il governo riuscirà a rispondere adeguatamente alle sfide poste dalla Corte e dalla cittadinanza.
Il tema della Terra dei Fuochi rimane, quindi, altamente attuale e rappresenta una sfida che richiede un approccio concertato e risoluto, capace di superare le divergenti politiche locali e nazionali.