Alba Parietti ha deciso di condividere un capitolo intimo e doloroso della sua vita, parlando della malattia mentale della madre, Grazia Dipietromaria. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera e in un toccante monologo a Le Iene, andato in onda il 18 marzo scorso, la showgirl ha aperto il suo cuore, rivelando un dolore che ha segnato profondamente la sua infanzia. La sua testimonianza non solo illumina la sua storia personale, ma offre anche una riflessione cruciale sullo stigma che ha circondato a lungo le malattie mentali.
La figura di Grazia Dipietromaria
Alba Parietti descrive sua madre, Grazia, come una donna affascinante e colta, ma anche complessa e tormentata. «Una donna bellissima, colta, spiritosa, un’avida lettrice e una raffinata pianista», racconta Alba, evidenziando il lato brillante e l’eleganza della madre. La musica, in particolare, era un linguaggio familiare che rifletteva le emozioni in casa: «Se sentivi la Primavera di Vivaldi, si era in pace; se invece nell’aria c’era l’Inverno, si avvicinava la burrasca». Questo contrasto rappresentava la dualità di Grazia, capace di momenti di affetto e vitalità, ma anche di distacco e difficoltà a causa della sua malattia.
La condizione di Grazia era complessa e sfuggente. Alba racconta come la madre passasse da momenti di allegria e premura a comportamenti sospettosi e aggressivi, talvolta violenti nei confronti del padre. Nonostante la sofferenza evidente, Grazia rifiutava qualsiasi diagnosi medica. «Nessuna diagnosi l’ha mai potuta definire, perché lei rifiutava di farsi visitare dai medici», spiega Alba. La malattia rimaneva un mistero, e la famiglia viveva in uno stato di costante tensione, poiché Grazia si convinceva di essere vittima di un complotto, percependo amici e familiari come parte di un’“Associazione” volta a farle del male.
Il silenzio e la vergogna degli anni Sessanta
Nel racconto di Alba emerge un clima di silenzio e stigma che circondava la malattia mentale negli anni Sessanta. In quel periodo, le persone con disturbi psichici venivano spesso isolate o maltrattate. Suo padre, nel tentativo di proteggere Grazia, cercò di nascondere il problema: «Vigeva una sorta di “non detto” per cui bisognava “tenere tutto in famiglia”», racconta Alba. Questo atteggiamento, radicato nella paura di emarginare la madre, aggravava il dolore, riflettendo una mentalità che considerava la malattia mentale una vergogna da nascondere.
Alba, pur comprendendo le scelte del padre, ha dovuto affrontare il dolore di una vita vissuta nell’incertezza. «A un’amica dissi che mi avevano fatto una puntura che non faceva più sentire dolore», ricorda. Questa frase evidenzia il tentativo di Alba di proteggersi dal dolore psichico, traslandolo sul piano fisico. Ancora oggi, la showgirl riconosce di avere una soglia di sopportazione del dolore molto alta, frutto di un’infanzia segnata da una realtà complessa.
La scoperta dei diari di Grazia
Un cambiamento significativo nella comprensione della madre avviene quando Alba scopre i diari segreti di Grazia, scritti dalla sua infanzia fino alla morte, avvenuta nel 2010 a 78 anni. «Grazia ha tenuto un diario dall’età di 7 anni fino alla morte. Parlava della guerra, ma anche della malattia», spiega Alba. In uno dei passaggi più toccanti, la madre scrive di sé in terza persona: «Questa è la storia di Graziella, una povera schizofrenica e di come ho fatto amicizia con lei». Leggendo queste parole, Alba comprende che i comportamenti della madre non erano frutto di cattiveria, ma di una malattia che Grazia cercava di nascondere, anche a sua figlia. Questa scoperta ha permesso a Alba di perdonare sia la madre che se stessa per le difficoltà vissute insieme.
Il silenzio come nemico
Nel suo monologo a Le Iene, Alba Parietti ha evidenziato come il silenzio e la vergogna rappresentassero il vero nemico per chi soffriva di malattia mentale. «Mia madre, come molto spesso succede, fingeva di star bene per non diventare uno scarto della società», ha dichiarato, riflettendo sull’isolamento che caratterizzava la risposta della società di allora. Alba ha utilizzato la sua esperienza per lanciare un appello contro lo stigma, sottolineando che «la vergogna deve essere provata da chi non mette a disposizione strutture per sostenere sia i malati che le famiglie». La sua testimonianza invita a rompere il muro del silenzio e ad aprirsi alla comprensione, per non condannare chi già combatte una battaglia interiore.
Un messaggio di speranza
La sofferenza vissuta accanto a sua madre ha lasciato a Alba una lezione di vita fondamentale. «Aprite il cuore, ascoltate queste persone», ha esortato, concludendo il suo intervento a Le Iene. L’appello di Parietti è chiaro: non dobbiamo giudicare chi soffre di malattia mentale, ma piuttosto aiutarli a vivere una vita migliore. La comprensione, come ha affermato, è un atto di amore e di giustizia. Questo messaggio di speranza si rivolge a chi si trova in situazioni simili e invita la società a cambiare mentalità, affrontando senza paura un tema che, per troppo tempo, è stato considerato un tabù.
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