La questione della disponibilità dei defibrillatori automatici esterni in Italia solleva preoccupazioni significative, come evidenziato da un’analisi dell’Italian Resuscitation Council. La maggior parte di questi dispositivi si trova in luoghi pubblici e uffici che restano chiusi durante le ore notturne e nei fine settimana, limitando gravemente la loro utilità in situazioni di emergenza. Questo articolo esplora i dati rilevati e le possibili soluzioni per migliorare l’accesso a questi strumenti salvavita.
La situazione attuale dei defibrillatori in Italia
Secondo una stima dell’Italian Resuscitation Council, oltre il 70% dei defibrillatori automatici esterni si trova in edifici pubblici, scuole e uffici, che non sono accessibili al pubblico durante le ore serali e nei fine settimana. Questo rappresenta un paradosso preoccupante, considerando che la tempestività nell’uso di un DAE può aumentare le possibilità di sopravvivenza di una persona in arresto cardiaco fino al 70% se utilizzato entro 3-5 minuti dall’inizio dell’emergenza. La legge 116 del 2021, che prevede l’inserimento della formazione sulla rianimazione cardiopolmonare nei programmi scolastici, non è ancora stata attuata, lasciando un vuoto nella preparazione della popolazione ad affrontare tali situazioni critiche.
In caso di emergenza, se una persona si trova di fronte a un arresto cardiaco e cerca un defibrillatore, potrebbe trovarsi davanti a un portone chiuso. Questo scenario è stato evidenziato in un contributo pubblicato sulla rivista internazionale Resuscitation Journal, dove si sottolinea l’importanza di rendere i DAE accessibili in ogni momento della giornata.
Utilizzo limitato dei defibrillatori pubblici
Nonostante la presenza di DAE sul territorio, il loro utilizzo è estremamente limitato. Le statistiche indicano che i defibrillatori pubblici vengono utilizzati in meno del 3% degli eventi di arresto cardiaco extraospedaliero. Questo è in parte dovuto al fatto che molti DAE diventano inaccessibili al di fuori dell’orario lavorativo, con una disponibilità che diminuisce drasticamente durante la notte e nei fine settimana. Gli esperti avvertono che questa disparità nell’accessibilità rappresenta un problema critico per la risposta alle emergenze.
L’analisi condotta su 115 DAE registrati nelle centrali operative del sistema di emergenza sanitaria nelle città di Bologna e Cuneo ha rivelato che il 76% dei DAE a Cuneo e l’81% a Bologna si trovano in edifici chiusi durante le ore notturne. Questi dati evidenziano la necessità di una ristrutturazione della rete di defibrillatori, affinché siano disponibili in ogni momento.
Proposte per migliorare l’accesso ai defibrillatori
Per affrontare questa problematica, esperti come Guglielmo Imbriaco, membro del comitato scientifico di IRC, suggeriscono di installare teche per DAE all’aperto, progettate per proteggerli dagli agenti atmosferici e dai furti. Queste teche, che hanno un costo compreso tra i 300 e i 500 euro, potrebbero garantire che i defibrillatori siano sempre accessibili alla popolazione.
Inoltre, è fondamentale sviluppare un’applicazione nazionale che geolocalizzi i DAE attivi sul territorio, come previsto dalla legge 116 del 2021. Ciò consentirebbe ai cittadini di individuare rapidamente il DAE più vicino in caso di emergenza. Attualmente, alcune regioni, come la Lombardia e il Piemonte, hanno già avviato mappe online per localizzare i defibrillatori, ma è necessario un approccio uniforme a livello nazionale.
Sicurezza e protezione dei defibrillatori
La collocazione dei DAE all’aperto comporta anche la necessità di proteggere questi dispositivi da furti e atti vandalici. Molti DAE sono ora dotati di schede SIM per la geolocalizzazione, e l’implementazione di assicurazioni specifiche potrebbe incentivare la loro installazione in spazi pubblici. Esperimenti condotti in comuni come Busca, in provincia di Cuneo, hanno dimostrato che i DAE collocati all’esterno sono sempre disponibili per la popolazione, contribuendo a migliorare la risposta alle emergenze.
L’importanza della formazione e della consapevolezza
Infine, è cruciale educare la popolazione a riconoscere un arresto cardiaco e a intervenire tempestivamente. Solo il 58% delle persone che assistono a un arresto cardiaco interviene con manovre salvavita, e solo il 28% utilizza un defibrillatore. La sopravvivenza finale in questi casi è di circa l’8%. Insegnare a tutti come attivare i soccorsi e utilizzare un DAE è essenziale per aumentare le possibilità di sopravvivenza, poiché ogni minuto che passa riduce la probabilità di successo del soccorso.
La lettera al direttore pubblicata su Resuscitation Journal, firmata da esperti del settore, sottolinea l’urgenza di affrontare queste problematiche per garantire un intervento efficace e tempestivo in caso di arresto cardiaco.