Nell’ambito del carcinoma a cellule renali avanzato , uno dei tumori più insidiosi e difficili da trattare, emergono risultati promettenti dalla ricerca medica. Lo studio di fase 3 CheckMate 9ER, i cui risultati sono stati presentati all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Symposium svoltosi dal 13 al 15 febbraio 2025 a San Francisco, ha svelato vantaggi significativi del trattamento combinato di cabozantinib e nivolumab rispetto all’uso di sunitinib. I dati raccolti mostrano incrementi nella sopravvivenza globale e nel tempo alla progressione della malattia, un passo decisivo nella battaglia contro questa forma di cancro.
Efficacia della combinazione di farmaci
In uno studio che ha visto un follow-up mediano di 67,6 mesi, i pazienti affetti da aRcc trattati con cabozantinib in combinazione con nivolumab hanno mostrato un aumento della sopravvivenza globale mediana di ben 11 mesi rispetto a quelli che hanno ricevuto sunitinib. I dati indicano che la sopravvivenza globale mediana ha raggiunto 46,5 mesi per il gruppo di combinazione, rispetto ai 35,5 mesi per i pazienti trattati con sunitinib. Questa scoperta ha un’importanza clinica rilevante, poiché il rapporto di rischio di 0,79 dimostra un significativo miglioramento dell’esito rispetto al trattamento standard precedentemente utilizzato.
Oltre all’aumento della sopravvivenza, la combinazione di cabozantinib e nivolumab ha portato a una riduzione del 42% del rischio di progressione della malattia o morte. Questo ha permesso di ottenere risultati di sopravvivenza libera da progressione mediana raddoppiata: 16,4 mesi per il gruppo di combinazione contro 8,3 mesi per il gruppo di sunitinib. La confidenza statistica attesta la validità di questi risultati e fornisce un quadro chiaro sulla superiorità del trattamento sperimentato.
Sicurezza del trattamento
Un altro aspetto fondamentale emerso dallo studio riguarda il profilo di sicurezza della combinazione. Gli eventi avversi correlati al trattamento hanno coinvolto il 98% dei pazienti trattati con la combinazione di cabozantinib e nivolumab, leggermente più rispetto al 93% dei pazienti in terapia con sunitinib. Tuttavia, le segnalazioni di nuove problematiche di sicurezza sono state assenti, contribuendo a rafforzare l’affidabilità della terapia. Questo aspetto è cruciale quando si considerano le opzioni terapeutiche per i malati, poiché un profilo di sicurezza favorevole può influenzare le scelte terapeutiche future.
Importanza dei risultati per i pazienti
La scoperta della maggiore sopravvivenza e della riduzione della progressione della malattia porta un messaggio di speranza ai pazienti e ai professionisti coinvolti nella cura del carcinoma a cellule renali. Con oltre 13mila nuovi casi stimati in Italia nell’ultimo anno, cresce la necessità di terapie più efficaci e innovative. Chiara Marchesi, Medical & Regulatory Affairs Director di Ipsen Italia, evidenzia l’importanza di tali risultati per il panorama terapeutico attuale.
È noto che il carcinoma a cellule renali, rappresentando quasi il 90% dei tumori renali diagnosticati a livello globale, colpisca prevalentemente gli uomini, con una mortalità significativamente elevata. Camillo Porta, oncologo e professore all’Università di Bari ‘A. Moro’, sottolinea inoltre che circa il 60% dei pazienti non accede a un trattamento di seconda linea, riducendo ulteriormente le possibilità di sopravvivenza. I dati dello studio CheckMate 9ER si rivelano dunque fondamentali per garantire cure più efficaci e tempestive per una popolazione colpita da una malattia insidiosa, rappresentando un progresso tangibile nella lotta contro il cancro.