Nuovi risultati promettenti per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule

Durante il Congresso Europeo sul Cancro ai Polmoni 2025, lo studio Mariposa ha rivelato che la combinazione di amivantamab e lazertinib migliora significativamente la sopravvivenza nei pazienti con carcinoma polmonare avanzato.
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I recenti sviluppi presentati durante il Congresso Europeo sul Cancro ai Polmoni 2025 hanno messo in luce i risultati dello studio di fase 3 Mariposa, che ha esaminato l’efficacia della combinazione di amivantamab e lazertinib nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico. Questo studio ha rivelato dati significativi riguardo alla sopravvivenza globale dei pazienti con specifiche mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico , suggerendo un potenziale cambiamento nello standard di cura attuale.

I risultati dello studio Mariposa

Lo studio Mariposa rappresenta un passo avanti importante nella ricerca sul carcinoma polmonare. I dati emersi indicano che la combinazione di amivantamab e lazertinib ha portato a un significativo prolungamento della sopravvivenza globale rispetto al trattamento standard con osimertinib. La sopravvivenza globale mediana, che non è stata ancora raggiunta, potrebbe superare i 4 anni, mentre i pazienti trattati con osimertinib hanno mostrato una sopravvivenza mediana di 3 anni. Questo studio è il primo a dimostrare un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante nella sopravvivenza globale, un parametro fondamentale per valutare l’efficacia di un trattamento oncologico.

La sopravvivenza libera da progressione , che misura il tempo in cui un trattamento riesce a prevenire la progressione del tumore, è un altro aspetto importante, ma l’OS fornisce una visione più chiara dell’impatto del trattamento sulla vita dei pazienti. I risultati suggeriscono che la combinazione di amivantamab e lazertinib non solo migliora le prospettive di vita, ma potrebbe anche rappresentare una nuova frontiera nel trattamento del NSCLC avanzato.

Implicazioni cliniche e commenti degli esperti

Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica e vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha commentato i risultati, sottolineando il potenziale di questa combinazione nel migliorare gli outcome clinici per i pazienti. De Marinis ha evidenziato che il divario tra le curve di sopravvivenza continua ad ampliarsi, suggerendo che i benefici di questo trattamento potrebbero essere sostenuti nel tempo. Questo rappresenta una svolta significativa nella gestione del carcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazione dell’EGFR.

Con un follow-up medio di 37,8 mesi, i pazienti trattati con amivantamab e lazertinib hanno mostrato una sopravvivenza globale significativamente più lunga, riducendo il rischio di decesso del 25% rispetto a quelli trattati con osimertinib. La percentuale di pazienti vivi a 3 anni e mezzo è stata del 56% per il gruppo trattato con la nuova combinazione, rispetto al 44% per il gruppo con osimertinib. Questi dati suggeriscono che la combinazione potrebbe estendere la sopravvivenza mediana di almeno 12 mesi rispetto al trattamento attuale.

Un passo avanti nella terapia oncologica

Cesare Gridelli, direttore del Dipartimento di Onco-ematologia dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, ha evidenziato che amivantamab e lazertinib rappresentano l’unica combinazione priva di chemioterapia che ha dimostrato miglioramenti significativi nella sopravvivenza globale. I risultati recenti confermano l’efficacia di questa terapia nel prolungare la vita dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule e mutazioni comuni dell’EGFR, rappresentando un progresso nella gestione di questa malattia.

Joshua Bauml, Vice Presidente e leader dell’area di malattia del carcinoma polmonare per Johnson & Johnson Innovative Medicine, ha sottolineato che attualmente circa il 20% dei pazienti con NSCLC avanzato sopravvive oltre i 5 anni. I risultati dello studio Mariposa potrebbero contribuire a migliorare queste statistiche, offrendo ai pazienti la possibilità di ritardare l’uso della chemioterapia e di guadagnare tempo prezioso per loro e le loro famiglie.

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