La questione del perché alcune persone riescano a ricordare i propri sogni mentre altre non ne conservano alcun ricordo è da sempre oggetto di interesse. Un recente studio condotto dalla Scuola IMT Alti Studi di Lucca ha approfondito questo mistero, rivelando che la capacità di ricordare i sogni è influenzata da fattori personali, cognitivi e dinamiche del sonno. I risultati offrono nuove prospettive sul fenomeno del “dream recall“, ovvero la capacità di richiamare alla mente i sogni al risveglio.
La natura dei sogni e il loro legame con il sonno
I sogni sono esperienze psichiche che si manifestano durante il sonno, in particolare nella fase REM, caratterizzata da vivide immagini e suoni che il sognatore percepisce come reali. Queste esperienze attingono a ricordi e convinzioni già esistenti, riflettendo pensieri, preoccupazioni e situazioni quotidiane. Tuttavia, non tutti riescono a ricordare i propri sogni, e le ragioni di questa differenza sono complesse.
Secondo il professor Giulio Bernardi, docente di psicologia generale presso la Scuola IMT Alti Studi di Lucca e autore principale dello studio, il ricordo dei sogni non è una questione di fortuna, ma è il risultato di una combinazione di atteggiamenti personali, tratti cognitivi e dinamiche del sonno. Le fasi del sonno, in particolare il momento in cui ci si sveglia e l’attività cerebrale nell’area prefrontale, giocano un ruolo cruciale nel determinare se un sogno venga ricordato o meno.
Metodologia dello studio e risultati chiave
Per indagare i fattori che influenzano la memoria dei sogni, i ricercatori hanno coinvolto oltre 200 partecipanti di età compresa tra 18 e 70 anni. Ogni partecipante ha ricevuto un registratore vocale per riportare le proprie esperienze oniriche al risveglio. Inoltre, hanno indossato un actigrafo, un dispositivo che monitora il sonno, per raccogliere dati su durata, efficienza e disturbi del sonno.
Durante lo studio, i partecipanti sono stati sottoposti a test psicologici e questionari che misuravano variabili come ansia, interesse per i sogni e propensione a divagare. I risultati hanno mostrato una notevole variabilità nel ricordo dei sogni tra gli individui. Coloro che avevano un atteggiamento positivo verso i sogni e una maggiore tendenza a divagare erano significativamente più propensi a ricordarli. Inoltre, i modelli di sonno hanno dimostrato di influenzare questa capacità: chi trascorreva più tempo in sonno leggero tendeva a svegliarsi con un ricordo più chiaro dei propri sogni.
Differenze di età e fattori ambientali
Lo studio ha anche rivelato che i partecipanti più giovani avevano maggiori probabilità di ricordare i propri sogni, mentre le persone più anziane tendevano a sperimentare “sogni bianchi“, ovvero la sensazione di aver sognato senza ricordare alcun dettaglio. Questo suggerisce che i processi di memoria legati all’età possano influenzare la capacità di ricordare i sogni.
In aggiunta, i ricercatori hanno osservato variazioni stagionali nel ricordo dei sogni, con una diminuzione della capacità di ricordare durante l’inverno rispetto alla primavera. Questo potrebbe indicare l’influenza di fattori ambientali o circadiani sul fenomeno del sogno. I risultati dello studio, pubblicati su Communications Psychology, offrono nuove intuizioni su come e perché i sogni vengano ricordati in modo differente da persona a persona, aprendo la strada a ulteriori ricerche in questo affascinante campo.