Negli ultimi anni, il panorama sportivo ha subito una trasformazione significativa, specialmente per quanto riguarda l’inclusione dei giovani con disabilità. Oggi, questi ragazzi non solo partecipano attivamente alle competizioni, ma conquistano anche medaglie prestigiose, come dimostrato agli Special Olympics Winter Games di Torino. Questo cambiamento è il risultato di una visione innovativa e dell’impegno di figure chiave, come Alessandro Palazzotti, fondatore e direttore nazionale di Special Olympics Italia.
L’inizio di un cambiamento
Negli anni passati, i ragazzi con disabilità erano spesso esclusi dalle lezioni di educazione fisica, relegati a un ruolo di semplici spettatori. Alessandro Palazzotti, all’epoca insegnante di educazione fisica in una scuola media di Pomezia, ha vissuto un episodio che ha segnato l’inizio di una nuova era. Durante una lezione su un campo in spiaggia, notò un ragazzo con sindrome di Down, silenzioso e distante, che osservava le attività della classe. Avvicinandosi a lui, scoprì che quel giovane si sentiva parte della classe, nonostante l’esclusione. Palazzotti decise di coinvolgerlo, facendolo diventare il suo “assistente” durante le lezioni, un gesto che ha aperto la strada a un approccio educativo più inclusivo.
La disabilità era vista come una malattia, ma Palazzotti comprese che lo sport poteva rappresentare un’opportunità per la crescita e il benessere. La sua domanda fondamentale, “Se fa bene, perché loro non dovrebbero farlo?”, divenne il fulcro della sua missione, che si sarebbe estesa a scuole e centri sportivi, fino a raggiungere le competizioni internazionali.
L’espansione del movimento Special Olympics
Fino agli anni Ottanta, le attività sportive per ragazzi con disabilità si concentravano principalmente su quelle fisiche, escludendo le disabilità cognitive. La svolta avvenne quando Eunice Kennedy Shriver, fondatrice del movimento Special Olympics, lanciò un appello per estendere il programma anche in Italia. Palazzotti, già affermato allenatore di basket in carrozzina, accettò la sfida, dando inizio a un’avventura che avrebbe cambiato la vita di molti.
Tuttavia, l’impegno educativo non bastava. Era necessario reperire risorse economiche per garantire la realizzazione delle attività. Palazzotti si rese conto che, a differenza dello sport tradizionale, dove i fondi servono per vincere campionati, nel caso di Special Olympics i finanziamenti erano essenziali per permettere a tutti di partecipare. Guardando al modello americano, comprese l’importanza di coinvolgere il settore privato, non solo per ottenere finanziamenti, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica. La prima azienda a rispondere fu Otis, seguita da molte altre.
Il supporto delle aziende e il ruolo di Toyota
Tra le aziende che hanno deciso di sostenere Special Olympics, Toyota si è distinta per il suo impegno costante. Per il quinto anno consecutivo, Toyota Motor Italia ha affiancato l’organizzazione, promuovendo lo sport come strumento di inclusione sociale. In occasione dei Giochi Invernali, l’azienda ha fornito una flotta di 140 veicoli elettrificati, dotati delle tecnologie più avanzate, per supportare l’evento. Inoltre, i dipendenti del Gruppo Toyota hanno partecipato attivamente come volontari, offrendo supporto agli atleti durante le competizioni.
Il progetto “Adotta un Campione” ha ulteriormente rafforzato il legame tra Toyota e Special Olympics, sostenendo direttamente quattro atleti del Team Special Olympics Italia nelle discipline di sci alpino, sci nordico, corsa con racchette da neve e snowboard. Questo supporto ha permesso loro di vivere l’emozione dei Giochi Mondiali Invernali di Torino 2025, un’esperienza che ha arricchito non solo gli atleti, ma anche le loro famiglie e le comunità di appartenenza.
Verso un futuro di inclusione
Il successo dei Winter Games di Torino ha rappresentato un traguardo significativo, ma Alessandro Palazzotti guarda già oltre. La sua visione è chiara: portare lo sport ancora più vicino alle famiglie e alle comunità, aprendo nuovi centri sportivi e offrendo opportunità quotidiane per tutti. Palazzotti sottolinea l’importanza di non accontentarsi dei risultati raggiunti, ma di continuare a lavorare per garantire che le vittorie siano coltivate ogni giorno. La sfida dell’inclusione sportiva è solo all’inizio, e il cammino da percorrere è ancora lungo.