Un progetto da 240 milioni di euro per sviluppare chip di supercalcolo in Europa

Il progetto europeo Dare, avviato nel 2025 con un investimento di 240 milioni di euro, mira a sviluppare chip per il supercalcolo in Europa, coinvolgendo 38 partner tra cui l’Università di Torino.
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Un progetto da 240 milioni di euro per sviluppare chip di supercalcolo in Europa - unita.tv

Un nuovo progetto europeo, denominato Dare, ha recentemente preso avvio con un investimento di 240 milioni di euro. Questa iniziativa coinvolge 38 partner tra cui aziende, organizzazioni e università, con l’obiettivo di sviluppare chip per il supercalcolo interamente realizzati in Europa. Dare rappresenta un passo significativo verso l’autonomia tecnologica del continente, cercando di rafforzare la posizione dell’Europa nel campo del calcolo ad alte prestazioni, con particolare attenzione all’intelligenza artificiale.

Obiettivi e ambizioni del progetto Dare

Il progetto Dare si propone di progettare e realizzare una serie di chip ad alte prestazioni, fondamentali per stimolare lo sviluppo tecnologico in Europa. L’iniziativa si inserisce nel contesto dell’EuroHPC Joint Undertaking, un programma che mira a creare un ecosistema di supercomputer a livello continentale. L’idea centrale è quella di fornire nuove risorse hardware che possano supportare applicazioni avanzate, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale, un settore in rapida espansione e di crescente rilevanza per l’economia globale.

L’importanza di questo progetto risiede non solo nella creazione di chip, ma anche nella volontà di ridurre la dipendenza dell’Europa dalle tecnologie statunitensi. Attualmente, sebbene l’Europa possa vantare una presenza significativa nella lista dei 500 supercomputer più potenti al mondo, la maggior parte di questi utilizza tecnologie sviluppate negli Stati Uniti. Dare si propone di invertire questa tendenza, puntando a una maggiore autosufficienza tecnologica.

La situazione attuale dell’Europa nel settore del supercalcolo

Analizzando la classifica dei supercomputer più potenti, emerge che l’Europa ha una buona rappresentanza, con 10 supercomputer tra i primi 30, ma la realtà è più complessa. Nonostante la presenza di strutture avanzate, la maggior parte dei sistemi europei è basata su tecnologie americane. Questo scenario ha portato a una situazione in cui i paesi europei si trovano a essere principalmente assemblatori di tecnologie sviluppate altrove, piuttosto che pionieri nella progettazione di hardware innovativo.

Marco Aldinucci, docente dell’Università di Torino e principale investigatore del progetto Dare, sottolinea che l’Europa è competitiva nello sviluppo di applicazioni e nell’utilizzo dei supercomputer, ma ha perso terreno nella produzione di processori ad alte prestazioni. Il progetto Dare si propone di colmare questa lacuna, puntando a un recupero nella progettazione dei chip per il supercalcolo.

La strategia open source per la sovranità tecnologica

Il nome Dare è un acronimo che sta per Digital Autonomy with RISC-V in Europe. Al centro di questa iniziativa c’è lo standard RISC-V, che da oltre 15 anni suscita grandi aspettative grazie alla sua licenza open source. Questa scelta non è solo ideologica, ma offre anche vantaggi pratici ed economici. L’Unione Europea ha deciso di promuovere l’open source per favorire modelli di sviluppo tecnologici aperti, collaborativi e indipendenti.

Alessia D’Orazio, research manager della fondazione ICSC, evidenzia come l’approccio open source possa stimolare l’innovazione e la collaborazione tra diversi attori del settore. Questo modello consente di ridurre i costi di sviluppo e di accelerare il progresso tecnologico, rendendo l’Europa meno vulnerabile alle fluttuazioni del mercato globale e alle politiche di approvvigionamento di tecnologie estere.

Il progetto Dare, quindi, non rappresenta solo un’opportunità per sviluppare chip avanzati, ma anche un passo verso una maggiore autonomia tecnologica per l’Europa, con l’ambizione di diventare un attore chiave nel panorama globale del supercalcolo.