Femminicidio a Torino: il caso di Roua Nabi e le anomalie nell’inchiesta

Il 23 settembre 2024 a Torino, Roua Nabi è stata uccisa dal marito Abdelkader Ben Alaya nonostante un divieto di avvicinamento. Il processo inizierà il 28 aprile 2025, con focus sulle misure di protezione.
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Femminicidio a Torino: il caso di Roua Nabi e le anomalie nell'inchiesta - unita.tv

Il tragico omicidio di Roua Nabi, avvenuto il 23 settembre 2024 a Torino, ha sollevato interrogativi inquietanti sulla gestione delle misure di protezione per le vittime di violenza domestica. La donna, 35 anni, è stata uccisa dal marito Abdelkader Ben Alaya, di 48 anni, nonostante l’uomo fosse sottoposto a un divieto di avvicinamento e indossasse un braccialetto elettronico. Un report della compagnia telefonica ha rivelato che, nonostante gli allarmi lanciati dai dispositivi, non ci sono state azioni da parte della sala operativa. Questo articolo esplora i dettagli dell’inchiesta e le implicazioni di quanto accaduto.

Il contesto del femminicidio

Roua Nabi è stata assassinata in via Cigna, nel quartiere Aurora di Torino. Il suo omicidio ha scosso la comunità locale e ha riacceso il dibattito sulla protezione delle donne vittime di violenza. Il marito, Abdelkader Ben Alaya, era già noto alle autorità per comportamenti violenti e maltrattamenti in famiglia. Nonostante il divieto di avvicinamento emesso dal giudice nel luglio 2024, l’uomo ha continuato a violare questa misura, avvicinandosi ripetutamente alla moglie.

Il giorno dell’omicidio, Roua ha acconsentito a far entrare il marito in casa per mangiare e farsi una doccia. Questo gesto, apparentemente innocuo, si è rivelato fatale. La situazione è ulteriormente complicata dalla testimonianza dei figli della coppia, che hanno confermato di aver trascorso del tempo con entrambi i genitori anche dopo la denuncia per maltrattamenti. La figlia ha rivelato che la madre aveva tenuto il telefono acceso per sicurezza, ma il dispositivo non ha mai emesso alcun allerta nonostante la presenza del padre.

Le anomalie nei dispositivi di sicurezza

Il report della compagnia telefonica ha evidenziato gravi anomalie nella gestione degli allarmi generati dai dispositivi di sicurezza. Tra il 19 e il 30 agosto, il braccialetto elettronico di Ben Alaya ha segnalato ripetuti allarmi per batterie in esaurimento e irraggiungibilità. Questi alert, che si sono ripetuti con una certa frequenza, avrebbero dovuto attirare l’attenzione delle autorità competenti.

In particolare, il giorno del delitto, sono stati registrati diversi allarmi che indicavano l’avvicinamento tra il braccialetto dell’aggressore e il dispositivo di Roua. Gli allarmi sono stati generati alle 18.18, 18.32, 21.06 e 21.38, con l’ultimo attivato un’ora e mezza prima dell’omicidio. Nonostante la gravità della situazione, il report conclude con la nota che non risulta alcuna presa in carico da parte della sala operativa dopo le 15 del 23 settembre. Questa mancanza di intervento ha sollevato interrogativi sulla capacità delle autorità di garantire la sicurezza delle vittime di violenza domestica.

Il rinvio a giudizio di Abdelkader Ben Alaya

Ieri, Abdelkader Ben Alaya è stato rinviato a giudizio per l’omicidio della moglie e per maltrattamenti in famiglia. Il processo si svolgerà di fronte alla Corte d’assise il 28 aprile 2025. Durante il dibattimento, si prevede che vengano esaminati anche i motivi per cui gli allarmi lanciati dai dispositivi di sicurezza non siano stati presi in considerazione. Il procuratore aggiunto Cesare Parodi ha sottolineato l’importanza di chiarire le responsabilità legate alla gestione delle misure di protezione.

L’attenzione si concentra ora sulla necessità di rivedere e migliorare i protocolli di intervento per garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro. La questione della violenza domestica richiede un approccio multidisciplinare e una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine, i servizi sociali e le istituzioni, affinché le vittime possano ricevere il supporto necessario per sfuggire a situazioni di pericolo.